Categoria: FILM

There Is a Secret in My SoupA quanto pare ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto appena un mese prima, lo stesso cui si ispira il coevo Human Pork Chop (con risultati a quanto pare peggiori), There Is a Secret in My Soup è un Categoria III eccessivo è morboso che nonostante tutto cade ben presto sulle sue proprie velleità. Naturalmente la prossimità ai fatti reali è tutta da verificare quanto altamente improbabile, ma è divertente notare come proprio questo genere di film ritragga spesso i lati più sordidi di Hong Kong (e dintorni), con una lucidità e una violenza inusuali per noi occidentali (alla nera locale sono ispirati anche film come Legal Innocence, Remains of a Woman, Diary of a Serial Rapist o il ben più famoso e rinomato The Untold Story).
Messo da parte ogni pudore, la pellicola ritrae l'agghiacciante caso di una ragazza trovata smembrata (e parzialmente lessata) in un appartamento tra i più squallidi di Hong Kong. La polizia non ha difficoltà ad individuare gli inquilini, che vengono subito messi sotto torchio perché ricostruiscano lo svolgersi dei fatti. Seguendo le altalenanti testimonianze degli indagati, assistiamo così alla storia di una ragazza che, confidandosi con la sua migliore amica delle continue violenze del marito, decide di andare a vivere con lei per allontanarsi da casa. Qui però non resiste alla tentazione di rubare dei soldi al fidanzato di lei, dubbio boss e malfattore, per curare la madre malata. E quando finalmente l'uomo riuscirà a riacciuffarla, inizieranno una serie senza fine di violenze fisiche che porteranno all'inevitabile esito ultimo.
Il principale traguardo raggiunto dalla pellicola è fuor di dubbio la desolante descrizione della degradazione ambientale e sociale dei quartieri più poveri, in cui si può vivere in sei in un minuscolo appartamento, dove le perversioni più incredibili convivono con lavori al limite della sussistenza e la prostituzione si mescola alla vita quotidiana. Se poi questo aspetto così ben ritratto sia dovuto alla bravura di scenografi e art director o a evidenti problemi di budget, è una questione che volentieri lasciamo insoluta. Per il resto il film ha poco altro da offrire dal punto di vista tecnico. La regia ha senza dubbio qualche buona intuizione, ma stemperata in un mare di sequenze di routine difficilmente ispirate da qualcosa di diverso che una certa fretta. Gli attori si lasciano guardare tra alti e bassi (anche se bisogna ammettere che alcune parti rendono l'idea, specialmente quelle post-fumate), facendosi peraltro dimenticare abbastanza in fretta.
Archiviate le formalità, passiamo però al vero succo del discorso. Avendo una trama stiracchiata all'inverosimile, There Is a Secret in My Soup è straripante di scene forti (o che vorrebbero essere tali, perlomeno) tanto da raggiungere il metraggio adatto. Violenza psicologica e fisica sulla prigioniera in primo luogo. Pestaggi, martellate, persino grattuggiate sulla schiena (per tacere di altri particolari che è più gustoso scoprire da soli!) infarciscono le sequenze più movimentate. Un piccolo ruolo (ben 14 minuti completamente scollegati dal resto) è lasciato anche per le perversioni di Joe e della sua donna. Chiusi in un garage, sarà un tripudio di olio, scosse elettriche e... aspirapolveri(?).
E il risultato finale?
Domanda pericolosa. Nella sostanza è uno dei film più noiosi mai girati (particolarmente gli ultimi minuti paiono interminabili). Gli unici scarti che arrivano a punteggiare la monotonia sono appunto le torture - anche qui però si nota una certa ritrosia che solo in una piccola percentuale dei casi permette di scadere nel dettaglio grafico. Quindi da un lato un film inutile, dall'altro certamente interessante. Se non altro perché dimostra che ad Hong Kong è ancora possibile girare simili follie senza incorrere nella censura e soprattutto uscendo nei cinema e non in video.
Ultima nota per la questione Hello Kitty. Nel film infatti si continua a vedere un pelouche della famosa gattina. La cosa è legata agli avvenimenti reali, che videro in una fase delle indagini proprio quel pelouche protagonista. Probabilmente per evitare problemi legali, le riconoscibili fattezze del pelouche sono oscurate graficamente.

Hong Kong, 2000
Regia: Yeung Chi-kin
Soggetto / Sceneggiatura: Yeung Chi-kin, Siu Yat Ming
Cast: Cherry Chan, Hugo Ng, Gabriel Harrison, Tim Dhaw, Angela Tong