Categoria: PROFILI

Anita YuenEletta Miss Hong Kong nel 1990, Anita Yuen rappresenta il volto nuovo del decennio. Minuta e spiritosa, l'attrice viene subito reclutata dal cinema che le ritaglia dapprima ruoli minori, per poi concederle, con relativa rapidità, un posto in prima fila tra le star. Il tutto grazie a Derek Yee, il quale in C'est la vie mon cheri ne utilizza la spontaneità per il ruolo della ragazza che fa tornare la voglia di vivere al sassofonista Lau Ching-wan, salvo poi subire la tragicità del fato sotto forma di leucemia. Il grandissimo successo del film la costringe a fare coppia fissa, solo sullo schermo, con il co-protagonista maschile, con cui girerà numerose pellicole, nessuna delle quali, però, in grado di bissare i risultati del film di Yee.
Una volta cominciata l'ascesa, la sua carriera non conosce più ostacoli: simbolo della ragazza della porta accanto, carina e amichevole, la Yuen ironizza apertamente del suo fisico, dimostrando di possedere un notevole talento comico. Peter Chan la sceglie per He's a Woman, She's a Man e le fa interpretare una fan che pur di vivere accanto ai suoi idoli non esita a travestirsi da uomo. Pur non essendo particolarmente originale, il soggetto ha il merito di affidarsi in toto alla verve della giovane protagonista, che è semplicemente travolgente con la sua carica di sfrontatezza. Il pubblico premia il film, così come i critici che riservano agli autori e agli interpreti una pioggia di riconoscimenti. Il personaggio della ragazza confusa e costretta a travestirsi per ottenere gli scopi che insegue rimane appiccicato anche troppo ad Anita, che oltre all'ovvio seguito Who's the Woman, Who's the Man, meno riuscito e sentito del primo, anche nel piacevole The Golden Girls di Joe Ma deve vestire per finta panni maschili.
Più spiritosa di molte sue colleghe, la Yuen è forse l'unica attrice a non finire travolta dall'irruenza del mo lei tau di Stephen Chiau, anzi lo fronteggia sullo stesso piano in From Beijing with Love, dove riesce a smitizzare l'immagine romantica che il pubblico ha di lei. Non bastasse la parodia, arriva secca la smentita, a colpi di coltello, della moglie tradita di Till Death Do Us Part. Senza rinnegare mai i ruoli leggeri, come dimostrano la cuoca ribelle ma non priva di cuore che in The Chinese Feast crea scompigli a destra e a sinistra e la ragazzina infatuata che nel grottesco Whatever You Want… ospita e finisce per sedurre un genio asessuato.
Senza una particolare preparazione, Anita riesce a barcamenarsi tra generi e situazioni, spesso improvvisando e riuscendo il più delle volte a salvare, da sola, pellicole non eccelse. Come Tri-Star di Tsui Hark, in cui è una prostituta innamorata del prete Leslie Cheung; come in I Want to Go On Living, mélo prevedibile; come in 01:00 A.M., horror comico episodico senza guizzi. E' uno dei volti simbolo della U.F.O., compagnia grazie alla quale ha debuttato - con ruoli di contorno in Days of Being Dumb e Tom, Dick and Hairy - e nei meandri della quale si è definitivamente affermata (invecchiata in The Age of Miracles, giovane e sbarazzina in He Ain't Heavy, He's My Father!, zitella ansiosa di sposarsi in The Wedding Days). I non eccelsi A Taste of Killing and Romance, Enter the Eagles, Last Hero in China e The Sword Stained with Royal Blood dimostrano come l'azione e le ricostruzioni storiche in costume non siano adatte al suo forte spirito moderno, rigoglioso, ruggente, capace di mordere solo se limitato alla contemporaneità degli eventi.
Dopo un decennio trascorso recitando a più non posso, senza distinzione tra prodotti di qualità e veicoli spudoratamente commerciali per la sua figura, non stupisce che Anita Yuen diminuisca la quantità delle partecipazioni (al cinema, nelle serie televisive è ancora una presenza fissa; ed è una superstar anche nella Cina continentale) e si faccia più oculata nella scelta dei copioni. Come dimostra la maturità raggiunta con la recitazione sottotono di Anna Magdalena, prova lampante di come la ragazzina scapestrata sia ormai cresciuta e diventata donna.