Categoria: PROFILI

Nicholas tseTra gli attori della nuova generazione Nicholas Tse - poco più che ventenne - è il deputato principale per il posto di Andy Lau, di cui condivide la stessa anima di eroe maledetto, bello e dannato. Figlio d'arte - il padre è Patrick Tse, star degli anni '60 -, Nicholas muove i primi passi nel mondo dello spettacolo come cantante e subito raggiunge una grande popolarità. Il volto pulito, unito a un carattere estroso e sfrontato aiuta il cantante ad approdare al cinema. Il debutto è niente di meno che al posto di Ekin Cheng, nell'escursione nel passato del carismatico Chan Ho-nam in Young and Dangerous: The Prequel.
Migliore scelta non si poteva fare: Tse dimostra subito di avere a disposizione il talento grezzo dell'attore di strada. La fierezza e il coraggio, ancora in erba, che contrassegnano il leader delle triadi, ben si sposano alla sua indole da ribelle di buon cuore. Tse ritrova due compagni di set - Stephen Fung e Sam Lee - nel cast dello strombazzato Gen-X Cops, blockbuster globalizzato progettato a tavolino da Jackie Chan e dalla Media Asia. L'operazione ha successo, anche se l'unico vero merito del regista Benny Chan è il non frenare la verve delle sue piccole stelle. Tse, coadiuvato dai due compagni e da Grace Yip, si muove bene anche in un contesto carico di azione, offrendo al suo carattere sguardi intensi e poche parole. Nasce sul set l'amicizia con Stephen Fung, tanto che i due faranno coppia fissa in numerose pellicole.
Dopo la prima collaborazione Andrew Lau si dichiara suo estimatore e lo mette a capo del pasticciato A Man Called Hero, western postmoderno con intense spruzzate digitali e un improbabile duello finale sulla Statua della Libertà. Con Metade Fumaca di Riley Yip, costruito sull'antitesi di una coppia improbabile, dove al giovane e idealista Tse si affianca il maturo Eric Tsang, avviene il primo salto di qualità. Nicholas emerge gradualmente dimostrando che nel giusto contesto - un melodramma fatto di sentimenti e ricordi - la sua relativa inesperienza può essere un fattore trainante. L'attore non annega nel super lavoro, sceglie anche piccoli ruoli purché significativi, come in Twelve Nights di Aubrey Lam o in Comic King di O Sing-pui.
Chiamato alla corte di Tsui Hark, Tse solidifica la sua posizione prima grazie all'hardboiled vecchio stile Time and Tide, dove l'incoerenza generale non gli impedisce di ritagliarsi un bel ruolo, e poi nell'incrocio tra cartoon e live action di Master Q 2001, diretto da Herman Yau. Accanto alla carriera di attore continua quella nel mondo della musica, dove il suo stile sussurrato, da studiato crooner, non si discosta troppo dalla tradizione più romantica del cantopop, nonostante le basi rockeggianti con chitarre distorte e ritmi intensi. E' del 2001 - dopo due prove oneste (2002 e Tiramisu), che ne consolidano l'appeal ma non gli permettono di aggiungere granché al suo repertorio di eroe maledetto - il debutto come regista, in un film a episodi a basso costo, Heroes in Love, dove con l'aiuto del solito Stephen Fung (co-regista e co-sceneggiatore) mette in piedi un quadretto di ordinaria follia, My Beloved, che ironizza sul noir hongkonghese e guarda esplicitamente alla lezione di Wong Kar-wai per certe scelte cromatiche e per la colonna sonora.
Un incidente di percorso improvviso scandalizza i benpensanti e, confermandone in un certo senso una maturità personale messa a dura prova dallo stress artistico, ne blocca la carriera. Uno scandalo giudiziario - un sinistro automobilistico che sfocia nel reato di inquinamento delle indagini - costringe infatti Tse a un ritiro volontario di un anno dal mondo dello spettacolo. Scontato l'esilio, Tse deve ricostruirsi una nuova credibilità: si impegna soprattutto in campo musicale, riprendendo ad esibirsi dal vivo e licenziando un nuovo disco. Solo successivamente torna su grande schermo, facendo attendere molto più del previsto i suoi ammiratori ma ripagandoli, in Jade Goddess of Mercy di Ann Hui, con un'interpretazione intensa e coinvolgente.