Categoria: FILM

Men Behind the SunSeconda guerra mondiale: il Giappone ha occupato la Manciuria, una regione nord-orientale della Cina. Qui spicca per crudeltà il campo 731, specializzato in ricerche sulle armi batteriologice effettuate su vittime cinesi e russe. Durante il declino delle forze armate giapponesi del 1945 il sanguinario generale Ishii fu spedito al campo 731 per accelerare la ricerca: la guerra stava volgendo al peggio e solo l'attacco batteriologico sembrava essere una via per la vittoria. Contemporaneamente venne creata una divisione di ragazzini tra i 13 e i 15 anni da addestrare al combattimento e alla resistenza fisica e psicologica in condizioni estreme, abituandoli ad assistere a incredibili torture effettuate sui prigionieri-cavie. Questa è la storia vera del campo 731 che ha ispirato le vicende di questo film.
Inizio subito col dire che per noi occidentali è difficile inquadrarlo e capirlo. Questo film è famoso per le scene di violenza incredibili, crudelissime e sanguinose e difficilmente qui si capisce che è un'opera di denuncia verso le atrocità commesse dai giapponesi. Non dimentichiamoci che chi l'ha girata appartiene alla popolazione delle vittime. Assistiamo alla vita del campo, fra torture e gerarchie interne, con all'interno due storie conduttrici che intervallano le ricerche: una è ovviamente la guerra e la vita dei comandanti, l'altra è la storia della pallina di un giovane soldato, Hishino. La pallina in questione serve come motore per mostrarci la vita dei soldati: Hishino, approdando al campo ha in mano la palla che gli ha regalato suo padre prima di partire ma i comandanti gliela gettano via dicendo che non è un comportamento che si addice ad un soldato. Di notte allora il ragazzo con due amici parte alla ricerca della pallina oltre il recinto, ma mentre la recupera viene ucciso dagli stessi giapponesi. Il giorno dopo un bambino cinese muto e povero - probabilmente orfano - che vive nel bosco all'esterno del filo spinato che divide il campo dal bosco della freddissima Manciuria ricoperta dalla neve, viene visto giocare con la palla che si crede quella di Hishino. In realtà non lo era e inizia così un rapporto di gioco tra i giapponesi e il cinese. Un rapporto molto tenero, da cinema degli anni '50, che inizia a minare all'interno dei giovani soldati la convinzione che i non giapponesi non siano uomini ma marut, carne per esperimenti. Seguiamo questo rapporto fino a quando il muto verrà portato in sala operatoria in un clima da gita scolastica, fra sorrisi - «Hai visto questo? Ti piace... eh?» - e giochetti vari. Come un gioco lo sdraiano sul lettino e, addormentato, verrà vivisezionato. E attenzione: l'autopsia è assolutamente vera!!! Ovviamente è stata fatta sul cadavere di un bambino già morto, anche se un effetto speciale ci fa vedere il cuore pulsante all'interno della gabbia toracica, ma il fatto di squartare malamente e in gran dettaglio un bambino solo per fare un film ha indignato non poche persone e ha contribuito alla fama di film maledetto.
Durante la pellicola, come dicevo, ci sono tantissime torture crudeli e gratuite mostrate in modo straordinariamente dettagliato e scientifico con didascalie che spiegano nome e età della vittima e il trattamento che sta per subire. Fra gli esperimenti le bombe fatte esplodere a pochi metri da persone crocifisse per vedere l'effetto delle schegge sulla pelle e valutare il livello di menomazioni inflitte o la vicenda di una madre alla quale strappano il figlio di tre mesi e lo uccidono davanti ai suoi occhi seppellendolo nella neve. La donna impazzirà e alleverà un cuscino. Verrà poi costretta ad un esperimento orribile, uno dei più famosi del film, che eviterò di raccontare per non togliere la sadica sorpresa a chi lo guarderà. Ma la scena più dura e gratuita deve ancora venire: un gatto vivo viene buttato in mezzo a una stanza con centinaia di topi affamati e viene divorato. La scena purtroppo è vera e vediamo in primo piano la tragica morte del povero felino. Ai topi però non tocca una sorte migliore: verranno bruciati vivi. Abbiamo già tristemente appurato in altre occasioni che Hong Kong non sembra proprio la patria dei diritti degli animali e scene come questa indignano solo il resto del mondo.
Registicamente il film è diretto molto bene e alterna abilmente parti narrative a sezioni dal taglio documentaristico, perdendo un po' di mordente nel finale che cambia troppo di registro e si sposta verso l'action-war convenzionale e sembra un po' posticcio. In definitiva: un film molto bello, disturbante, che è vittima di una fama relativa solo alle sue scene estreme e fastidiose giocandosi la considerazione da parte della critica che l'ha catalogato erroneamente come film exploitation, quasi fosse un nazi-movie italiano alla Bruno Mattei o Sergio Garrone. Andrebbe invece recuperato degnandolo di una più attenta analisi che tenga conto anche del suo contesto. Di questo regista se ne sono dette tante, compresa una attribuizione dello pseudonimo Mou Tun Fei nientemeno che a Godfrey Ho, il regista dei peggiori ninja movies come Ninja occhio per occhio o Ninja Thunderbolt. Quest'ipotesi si autosmentisce con il seguito di Men Behind the Sun, Laboratory of the Devil, diretto effettivamente da Ho con uno stile registico completamente diverso, più da cinema d'intrattenimento (anche se chiamare intrattenimento delle autopsie è un po' azzardato...). Mou Tun Fei è in realtà un regista taiwanese, autore di altri film molto politicizzati come Black Sun - The Nanking Massacre o No More War.

Hong Kong, 1987
Regia: Mou Tun Fei
Soggetto / Sceneggiatura: Mou Wen Yuan, Teng Dun Jing, Liu Mei Fei
Cast: Wang Gang, Wu Dei Yao, Wang Run Shen, Quan Zhe, Mei Zhao Hua