Categoria: LA COMMEDIA ALL'HONGKONGHESE

Feel 100%La crisi di metà anni novanta ha portato all'allontanamento delle famiglie dal cinema (lo dimostra il fallimento di Winner Takes All di Clifton Ko, commedia corale che ricalca i successi della Cinema City degli anni ottanta, con vecchie e nuove glorie), e i produttori hanno privilegiato di conseguenza il pubblico più giovane: che negli ultimi anni ha subito sensibili mutamenti. I giovani hongkonghesi, più che l'America, ammirano il Giappone, e cercano di essere trendy, tra vestiti alla moda, telefonini, orologi... Non sono più conquistati dagli eroi di strada stile Young and Dangerous (da cui l'insuccesso di tutte le ultime pellicole sulle triadi), e preferiscono darsi un'aria colta, citando alla rinfusa Wong Kar-wai e Hello Kitty, la Nouvelle Vague e i miti italiani, le fiction coreane e il canto-pop. Piuttosto hanno come modello i fumetti e le loro trasposizioni (o finte-tali), come Feel 100% e i suoi fratelli minori, quali Love, Amoeba Style o Cause We Are So Young.
Per raggiungere questo pubblico, i produttori hanno privilegiato due strade: da un lato l'horror (comico) seriale (Troublesome Night, giunto al diciottesimo episodio in poco più di un lustro) ed esterofilo (i tre episodi di A Wicked Ghost, che copiano malamente il giapponese Ring di Nakata Hideo); dall'altro la commedia con popstar di successo, che in maniera poco velata riprende le commedie generazionali di successo di metà anni '60 con Josephine Siao e Connie Chan. Maestro di questo tipo di film è Joe Ma, capace di realizzare film a basso costo che pescano dai fumetti, dalla musica (Summer Breeze of Love; Diva - Ah Hey) e dai luoghi comuni di una società fin troppo pragmatica (Afraid of Nothing, the Jobless King; Dummy Mommy, without a Baby); anche come produttore Ma si dimostra lungimirante nel lanciare talenti nuovi dal nulla (Alan Mak, non sempre a suo agio nel genere - il mediocre Final Romance e il più intenso Stolen Love -, o Vincent Kok, vincente al botteghino con Marry a Rich Man e My Lucky Star). Sulla scia si muovono una serie di registi che con risultati alterni provano a imitarlo - sfruttando, strategia immutata oggi come ieri, le starlette del momento: Karena Lam (meglio se contornata da tante altre giovani stelle, come nel piacevole Truth or Dare: Sixth Floor Rear Flat), il duo pop Twins, Cecilia Cheung, Miriam Yeung, Nicky Chow, le Cookies (Nine Girls and a Ghost) - come Dante Lam, cresciuto con il poliziesco e obbligato alla riconversione dall'andamento del mercato, Aubrey Lam (Twelve Nights), Carol Lai (la più festivaliera) e Matt Chow (con L...o...v...e... Love prova a riportare in auge il trend delle commedie chasing girls), che di Ma è stato a lungo il braccio destro. Di recente la Emperor Multimedia Group, nuovo colosso che cerca di competere con la rinata U.F.O., propone registi visibilmente trendy per commedie aggiornate (con un occhio anche ai trentenni nostalgici): ne sono capofila James Yuen - sceneggiatore di gran classe - e l'ultimo Gordon Chan. Un gradino più in basso i soliti artigiani che sfruttano il trend e ne ripropongono gli stereotipi (è il caso di Dick Cho o di Aman Chang, ambedue provenienti dal soft-core e dalla serie b). La commedia romantica recente ha perso ogni approccio erotico, adulto, privilegiando un'immagine immatura e innegabilmente casta delle star protagoniste, sempre più asessuate e asettiche. Non mancano le eccezioni, sempre di meno (non per niente stanno scomparendo gradualmente dal cinema di Hong Kong Cat. III e oltraggi scorretti), legate a registi della vecchia guardia - il solito Wong Jing, Johnnie To, il Samson Chiu di Love Paradox - o a opere ambiziose e occidentalizzate di autori coraggiosi: è il caso di I Do di Cheung Chi-sing, da sempre legato all'ambiguità sessuale come tema portante, The Accident di Julian Lee o Un Baiser Volé di Chi Yui Bun. In parallelo, esiste anche un piccolo audace filone discotecaro (High K di Billy Chung), il cui miglior frutto è l'originalissimo X'Mas Rave Fever di Alan Mak.
La corrente ha preso piede, tanto da interessare anche registi e produzioni importanti: Summer Holiday di Jingle Ma, targato Golden Harvest; Why Me, Sweetie!?, sempre di Ma, con la stella in ascesa Cherrie Ying, pronta al grande salto al box office; l'amarcord sentimentale Tempting Heart, di Sylvia Chang. Johnnie To e Wai Ka-fai (Love for All Seasons) ormai relegano il noir ai momenti meno commerciali della stagione cinematografica, lo stesso fa Wong Jing (Love Me, Love My Money e il divertente My School Mate, the Barbarian) e soprattutto Ringo Lam, tornato con Looking for Mr. Perfect alle parentesi rosa dopo tre lustri di lontananza. Ma i risultati più sinceri vanno ascritti a operazioni come Heroes in Love di quattro promettenti esordienti - tra cui due attori di successo e la conduttrice radiofonica GC Coo-bi, che si ripeterà insieme a Thomas Chow con il delicato Merry-Go-Round - o a registi in anticipo sui tempi come Hai Chung Man e Riley Yip, che con l'esordio Love Is not a Game, but a Joke (prodotto da Stanley Kwan), con Metade Fumaca e con l'autobiografico Just One Look, si è confermato autore a tutto tondo.