Categoria: FILM

Pretty WomanSimbolo di quell'eclettismo conseguente alla deriva dei generi nel cinema di Hong Kong, diversi registri si susseguono incessantemente in questo Pretty Woman. Dal thriller, alla commedia, agli intrighi aziendali, a qualche spruzzata di azione, senza scordare naturalmente la parte principale - unica ragione per cui probabilmente il film è assurto ad una certa notorietà - cioé l'erotico. Pretty Woman fa infatti parte di quella vasta schiera di pellicole che rientrano nei Cat. III, coniugando in modo naturale una serie di eccessi (insoliti per un pubblico occidentale, perlomeno considerando il successo che riscuotono tali pellicole), che in questo caso riguardano violenza e sesso.
In definitiva questo potrebbe sembrare un semplice clone del famoso e omonimo successo con Richard Gere e Julia Roberts - alla lontana la storia è infatti sempre quella, una prostituta conosce un uomo ricco e finisce per innamorarsene, coronando il suo sogno - ma sotto questa somiglianza di fondo si nasconde una storia molto più complessa, nel suo piccolo. George, impiegato in una grande azienda, è innamorato di una sua collega che viene da Singapore. Una notte in cui la donna è rimasta sola in ufficio per finire di lavorare, George vi si reca e - accecato dal desiderio - violenta la donna, finendo con l'ucciderla involontariamente. Fatto sparire il cadavere, l'uomo ha però la necessità di trovare un modo per non insospettire i colleghi sull'assenza della donna, problema che risolve quando casualmente incontra una prostituta incredibilmente simile alla sua collega. George decide allora di contattare la donna perché porti una lettera di dimissioni al suo ufficio, fingendo di essere la morta. Dopo qualche titubanza la donna accetta. Sta per portare a termine il compito, quando però vede nell'ufficio il figlio del proprietario, scoprendo che si tratta dell'uomo che l'ha salvata da degli aggressori qualche notte prima. A questo punto la prostituta ci ripensa e decide di rimanere nell'azienda impersonando la morta, per avere la possibilità di rivedere il suo principe azzurro...
Pretty Woman è senza dubbio un film di scarsa qualità, ma stranamente non è un completo fallimento. Assomma momenti di noia assoluta, vittima di sconvolgimenti di trama non troppo imprevedibili e di lungaggini di sceneggiatura evitabili, ad altri di partecipazione - e questo non solo nelle scene erotiche, pur presenti, ma anche in altre, come l'omicidio iniziale, ben girato e sufficientemente coinvolgente. Certo, il film deve scontare una estetica fortemente debitrice degli anni '80, con vestiti improbabili o scintillii fuori luogo, ma non è un film tirato via - anzi è una pellicola che nei suoi evidenti limiti, tenta di non limitarsi ad assommare concatenazioni di scene erotiche fini a se stesse, ma osa qualche cosa in più. Anche la regia, pur con dei tempi morti non da poco, è presente, e se pure non dimostra una forte personalità, non si notano cadute di stile o riprese fuori luogo. Non bisogna poi nascondere il vero motivo della notorietà del film, quella Veronica Yip divenuta famosa proprio per la partecipazione a film erotici e in seguito apertasi la strada all'industria più mainstream. Qui ha la parte di una ingenua e innocente prostituta, recitando in modo sommesso e mai tra le righe, dimostrando - pur senza far gridare al miracolo - una qualche dote interpretativa, oltre ad un bel corpo. E non si capisce proprio perché non bisognerebbe darle credito (soprattutto dopo la più lunga scena di onanismo al femminile che storia del cinema ricordi, ben undici minuti!).
Pretty Woman è risibile se confrontato ad un qualsiasi buon film, ma non così ingenuo come potrebbe sembrare all'apparenza.

Hong Kong, 1991
Regia: Yeung Chi Gin
Soggetto / Sceneggiatura: Yeung Chi Gin, Chung Wai Hung
Cast: Veronica Yip, Alex Fong, Ken Tong, Charlie Cho, Mondi Yau, Lee Yuet Sin