A Fishy StoryA Fishy Story è principalmente una storia d'amore. Tradizionale, segue uno per uno i canoni del genere: prima un prologo dove i due protagonisti si scontrano, cui segue un momento di riflessione in cui sboccia l'interesse reciproco, per scaturire in un epilogo tragico con il recupero in extremis della love story a rischio di collasso. Maggie Cheung e Kenny Bee sono i due amanti del caso, e come tradizione vuole a dividerli è principalmente il diverso contesto sociale. Lei è un'aspirante attrice disposta a tutto pur di ottenere soldi e successo, lui un aspirante tassista squattrinato. Il caso li avvicina rendendoli vicini di casa, ma l'orgoglio li allontana: la necessità per entrambi di avere qualcuno su cui fare conto fungerà da collante emotivo.
Calata in un contesto rétro - Hong Kong sul finire degli anni '60 -, A Fishy Story si rivela subito per quel che é: un melodramma patinato, elegante, nobilitato da una fotografia raffinata (che predilige il rosso e il virato seppia) e da una colonna sonora ammiccante che adatta all'immaginario romantico orientale i grandi successi occidentali. Dissacrante il prologo in bianco e nero, un finto documentario che introduce la realtà dei fatti (l'azione si svolge nel bel mezzo dei disordini del 1967), dove le asperità del confronto non sono semplice sfondo storico, ma calibrato cesello narrativo. Anthony Chan, più attore che regista, in un progetto solo apparentemente frivolo dimostra la sua grande abilità. Affiancato da ottimi professionisti - Eddie Fong e Lo Wing Keung per la sceneggiatura; Chin Kar Lok per coordinare le scene d'azione; Peter Pau come direttore della fotografia -, ha la possibilità di rendere esplicite le sue pulsioni, evitando la retorica e non perdendo mai di vista l'obiettivo finale. La cornice socio-politica permette parallelismi e digressioni interessanti, arricchite inoltre da un ottimo lavoro a livello di scrittura e di studio delle psicologie dei personaggi. Ne risulta un'opera corale, un affresco di un'epoca che dietro la facciata sfavillante nasconde la cruda realtà dei fatti: tutto fumo, pochissimo arrosto. Non meno intensa la riflessione autoreferenziale sul mondo del cinema, visto dall'interno. Le starlette si susseguono senza sosta, a seconda degli umori dei produttori e dei faccendieri, le attrici sbocciano e scompaiono, i registi approfittano del loro piccolo potere. Una visione pessimista (simile a quella del più ironico The Golden Girls di Joe Ma) nata dalle ceneri di 92 Legendary La Rose Noire e concepita per poggiare interamente sulle fragili spalle dell'eccellente duo di attori protagonisti.

Hong Kong, 1989
Regia: Anthony Chan
Soggetto / Sceneggiatura: Anthony Chan, Eddie Fong, Lo Wing Keung
Cast: Maggie Cheung, Kenny Bee, Anthony Chan, Josephine Koo, Carrie Ng

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