A Hearty ResponseBon, poliziotto dalla lingua lunga senza troppo rispetto per le gerarchie, si vede affiancato come compagno di pattuglia il peggior elemento del distretto, parente stretto del capo, che non può licenziarlo, un collega strafottente, incompetente e pigro. Durante una missione, ovviamente disastrosa, i due si scontrano con un'immigrata clandestina, Kwong Sun, che a causa dell'irresponsabilità degli agenti rimane ferita. La donna, per non farsi scoprire e per approfittare del buon cuore di Bon, finge di essere colpita da amnesia e si insedia in casa dell'uomo, conquistandone anche la madre e costringendolo a rompere con la fidanzata. Tra i due, inutile sottolinearlo, dopo un lungo tira e molla sboccia un timido amore, ma sulle tracce di lei c'è uno sfruttatore deciso a vendicarsi di uno sgarbo subìto.
A Hearty Response è il perfetto esempio di cinema atipico tanto in voga a metà anni '80. La multisfaccettatura non è però sintomo di indecisione, ma una precisa scelta operativa: Norman Law decide di caratterizzare la propria opera con una caratteristica tripartizione ossimorica. Incrociando - ma non mescolando, la distizione tra le varie parti è piuttosto netta, a compartimenti stagni - generi differenti, commedia, thriller e mélo romantico, la regia ispira una sorta di misurazione dei diversi umori, messi l'uno di fronte all'altro per essere assorbiti e comparati.
Chow Yun Fat è, in una situazione di tale ampiezza, l'unica variabile credibile: simpatico gentiluomo, figlio adorabile, dongiovanni fallibile, funzionario perfettibile, single burbero, uomo di casa, di mondo e di sentimenti profondi. Il suo ego poliedrico si mimetizza con i toni molteplici dell'opera e aggiunge a ciascuna delle situazioni un tocco di classe che coinvolge maggiormente. Nelle spericolate scene d'azione1, perfettamente coreografate da non meno di tre martial arts directors e altrettanto ben eseguite, con sprezzo del rischio fisico si immola e si ferisce in prima persona, cadendo e sbattendo contro ogni spigolo prescelto come ostacolo. Nelle sequenze romantiche fa gli occhi dolci e conquista in un batter d'occhio Joey Wong e, di rimando, le spettatrici assetate di lieto fine e buoni sentimenti. Nei duetti con il meno arguto - e meno noto - Lui Fong combatte alla pari e alla lunga si accaparra, grazie a mimica e parlantina, la corona di perfetto hongkonghese, self made man contaballe e precisino.
Con maggiore concentrazione regista, sceneggiatori e tecnici avrebbero potuto ottenere qualcosa di più, anche se a fronte di un impegno economico esiguo (più qualche cammeo divertente, si veda Kent Cheng vigile codardo) la Golden Harvest porta a casa risultati spropositati al botteghino, sfruttando il faccione sorridente del protagonista, le svenevolezze di Joey Wong e i raccordi musicali che riassumono i momenti chiave e commuovono.

Note:
1. E' sintomatico che Bordwell, per spiegare l'efficacia del cinema d'azione hongkonghese rispetto ai prodotti coevi occidentali, raffronti le scene movimentate dell'americano Arma letale di Richard Donner proprio con quelle del film di Norman Law, citando la splendida sequenza d'inseguimento che chiude il film. David Bordwell - Aesthetics in Action, in Esther Yau - At Full Speed. Hong Kong Cinema in a Borderless World (University of Minnesota Press, 2001 - pagg. 74-79).

Hong Kong, 1986
Regia: Norman Law
Soggetto / Sceneggiatura: Lai Man Cheuk
Cast: Chow Yun Fat, Joey Wong, Lui Fong, Paul Chun

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