A Killer's BluesNel 1975 il killer Ming uccide un membro della gang reo di aver tradito il boss: l'omicidio avviene davanti agli occhi di un'attonita Shuet, la figlioletta dell'uomo. Ming, fidanzato con la paziente Wai, è costretto alla fuga. Prima di imbarcarsi per gli States il sicario ottiene l'affidamento della bambina dall'orfanatrofio e chiede a Wai di prendersene cura fino al suo ritorno, che, causa arresto, non avverrà prima di quindici lunghissimi anni. Rientrato a Hong Kong, nuovamente libero, Ming si ricongiunge con la banda per ritrovarla spaccata in un due in una lotta intestina che coinvolge il capo di sempre e il suo ambizioso braccio destro, deciso a farlo fuori. In ambito familiare le cose non sono più tranquille, Wai e Shuet, cresciute da sole, non sono disposte ad accogliere l'uomo in maniera indolore.
A Killer's Blues è il classico noir apologetico a seguito del successo dei film polizieschi di John Woo. Con una marcia in più: la personalità di Raymond Lee e il suo talento estetico nell'inquadrare lo squallore quotidiano di una Hong Kong dal cuore sporco. Di conseguenza Lee non può che scegliere un personaggio melvilliano, un duro dalla saggezza popolare come Ti Lung, baciato dal successo di A Better Tomorrow e incastrato ciononostante in un unico ruolo di mentore dai toni paterni e dal sorriso abbozzato (si veda per esempio anche il simile True Colors). Il suo invecchiare progressivo si sposa bene al realismo iniziale e all'inadeguatezza dei toni in un ménage familiare quantomeno difficile, soprattutto quando l'ex bambina prossima alla maturazione rivela sentimenti edipici per l'uomo che in teoria potrebbe averle rovinato la vita.
La schiettezza della regia prevede anche l'intelligenza della sceneggiatura al servizio di clichés applicati ad un soggetto schematico ma non banale. La sparatoria durante la cerimonia funebre funge da collante tra due anime: da un lato l'astuzia del particolare che funziona, del trucco che gratifica la fiducia dello spettatore; dall'altro la necessità di ricorrere a canoni già visti e a stereotipi (sparatorie, sacrifici, omicidi) anche prevedibili ma mai fuori luogo. Colonna sonora diegetica, interpretazione di ottima caratura (si segnalano anche Olivia Cheng, Fennie Yuen, Lo Lieh e Mark Cheng), coreografie, qualche tocco di ironia (il confronto serrato tra il padre geloso e burbero e il pischello che spasima dietro la figlia adottiva) e le citazioni (Lo Lieh che per onore ha perso un braccio, come accadeva soltanto nei grandi classici Shaw) fanno di A Killer's Blues un esempio di solidità metropolitana, lucido, un prodotto di fine fattura artigianale.

Hong Kong, 1990
Regia: Raymond Lee
Soggetto / Sceneggiatura: Nam Yin
Cast: Ti Lung, Olivia Cheng, Fennie Yuen, Roy Cheung, Mark Cheng

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