Aces Go PlacesLa Cinema City ha asfaltato una strada luminosa producendo commedie costruite a misura di spettatore medio: poche innovazioni tecniche, budget di un certo livello e prestito di soggetti stranieri di grande successo. Il loro miglior risultato ai botteghini è la serie Aces Go Places, un incredibile mix di commedia, avventura, film di spionaggio e parodia. King Kong è un ladro abilissimo, che sfrutta le sue doti atletiche e le tecnologie più avanzate per portare a termine colpi molto arditi. L'unico errore che commette è il furto di una partita di diamanti alla mafia italiana, che manda ad Hong Kong un esponente (britannico!) per recuperare il bottino. Anche la polizia è sulle tracce del maltolto e dell'inviato di Cosa Nostra: l'importanza dell'operazione è tale da richiamare un agente di stanza negli Stati Uniti, con al fianco una donna poliziotto decisamente tenace.
Con un occhio rivolto a James Bond e l'altro a Jerry Lewis, la pellicola costruisce tre caratteri vincenti. Sam Hui interpreta, ovviamente, il bel ladro; Karl Maka, anche produttore insieme a Dean Shek, mette a disposizione la sua vis comica per il pelato sergente Albert Au (soprannominato Kodojak!); Sylvia Chang veste invece i panni dell'irriducibile sovrintendente Ho. La schematizzazione dei caratteri è forte ma, nonostante i pochi dati forniti, sufficiente a creare un intelligente contrasto psicologico. Pregi e difetti dei tre protagonisti forniscono continuamente spunti per gag, litigi ed equivoci. L'ironia talvolta è indigesta, ma i duetti tra Karl Maka e Sylvia Chang sono uno spasso. Da segnalare le numerose comparsate illustri.
Aces Go Places è un prodotto vivace, che sa alternare alle sequenze in cui si ride stunt spettacolari a base di deltaplani ed esplosivi. La bravura sta nel copiare a destra e a sinistra, ma nel farlo con tanta spudoratezza e con una dose eccessiva di citazioni da far risultare la storia addirittura originale. Il trattamento permette rapidi cambi della narrazione che distraggono chi guarda, in modo da coprire i buchi e da giustificare, grazie ad una sorta di iperbole consapevole, passaggi incongruenti e stacchi paradossali. Con appena tre regie all'attivo Eric Tsang mostra di sapersi adattare a un simile patchwork creativo, limitandosi ad apporre qualche ritocco personale e a fare affidamento ai tecnici (eccellenti) a disposizione. Il loro apporto è fondamentale per la riuscita dell'opera: il continuo ricorso a scene pericolose e pirotecniche - una fuga in motocicletta dentro un grattacielo; una macchina in corsa saltata dall'uomo che cercava di investire - richiede una professionalità superiore alla media.

Hong Kong, 1982
Regia: Eric Tsang
Soggetto / Sceneggiatura: Wellington Fung
Cast: Samuel Hui, Karl Maka, Sylvia Chang, Dean Shek, Goo Ga Lau

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