All About LoveHong Kong, un tempo patria indiscussa del melodramma strappalacrime, conferma purtroppo il periodo di stasi in cui il bel film è l’eccezione e non più la regola. Ne è perfetto testimone un prodotto medio, All About Love di Chu Wai-gwok e Lee Kung-lok, che seppure formalmente privo di difetti non incanta né commuove. Un mélo in cui gli ingredienti sono sì mescolati con sapienza da registi capaci di fare il proprio mestiere e sicuri di sé, ma a cui manca proprio la componente più importante, quella emotivamente in grado di colpire i sentimenti delle platee.
All About Love serve a far capire che le ambizioni di partenza mal si sposano ad un progetto né originale né particolarmente sentito da produttori ed esecutori. Non si spiegano altrimenti il ritmo blando, fotografia e colonna sonora da night club, volti e corpi infiacchiti dalla scarsa voglia di mettersi in gioco. Storia presto detta: un dottore troppo impegnato trascura la moglie e si rende conto dell’errore solo quando questa muore a seguito di un incidente stradale. La seconda chance di riscattarsi gli si presenta quando incontra, sempre in ospedale, la donna, depressa per aver perso per strada la persona amata, che ha ereditato dalla consorte, tramite trapianto, il cuore. I registi Chu Wai-gwok e Lee Kung-lok, giovani ma non sprovveduti, paiono esordienti allo sbaraglio: rallenti sottolineati da insulsi stacchi di pianoforte; montaggio parallelo che non incide; interminabili carrellate cariche di personale e inutile celebrazione per un’autorialità del tutto discutibile; finale doloroso prevedibilissimo; colori che virano al bianco e nero nei momenti di pathos.
Non si va molto oltre, alla fine dei conti, rispetto ad un episodio – di quelli meno riusciti, beninteso – di E.R. o di Healing Hands, dove buoni sentimenti, passione professionale e aspirazione alla sofferenza auto-inferta non demordono mai. Andy Lau, piccolo e stanco, è angelo custode, giocoliere, prestigiatore – come ai tempi di God of Gamblers, ma i riferimenti al passato che fu sono ridicoli e poco ironici -, one man band e factotum, con due personaggi assolutamente identici al prezzo di un unico biglietto, espediente gratuito per rendere la storia poco credibile di cui non si sentiva il bisogno. Al suo fianco la rediviva Charlie Yeung dimostra troppi limiti, soprattutto d’età: invecchiata, poco espressiva e non più briosa e simpatica come i ricordi dei suoi passati successi potevano far sperare. Errore grave, anzi fatale, relegare ai margini la sua erede Charlene Choi, oggi più che mai punta di diamante del panorama di attrici di Hong Kong, cui l’esiguo spazio concesso permette di rubare gli estimatori dei due blasonati colleghi.
Se state cercando le emozioni forti, vere, le passioni travolgenti di una volta, non soffermatevi troppo a lungo e transitate altrove.

Hong Kong, Cina, 2005
Regia: Chui Wai-gwok, Lee Kung-lok
Soggetto / Sceneggiatura: Chui Wai-gwok, Lee Kung-lok
Cast: Andy Lau, Charlie Yeung, Charlene Choi, Lam Yi-lun, Anthony Wong

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