Big BulletBill è un poliziotto che, dopo aver aggredito un superiore ritenuto responsabile per la morte di alcuni colleghi, viene riassegnato alla Emergency Unit. Qui giunto riceverà il comando di una unità che comprende un poliziotto ligio al dovere che pensa solo alla carriera, una squinternata poliziotta e un simpatico veterano. Insieme, contravvenendo per la maggior parte agli ordini, si metteranno a dare la caccia a Professor, uno spietato rapinatore appena evaso con l'aiuto dei suoi scherani. Questo il semplice script che sta alla base del successo della pellicola. A prescindere dall'intreccio banale e di routine, infatti, la forza del film sta tutta nell'immenso cast. A partire da Lau Ching-wan, che dimostra ancora una volta la sua versatilità, e Jordan Chan, che per una volta abbandona il solito cliché del goffo perdigiorno - e con le gradite sorprese di Theresa Lee, ammaliante e vera energia vitale della pellicola, e Cheung Tat-ming, convincente nel ruolo di spalla. La forza del casting però si rivela anche nello schieramento avverso, con un ritrovato Yu Rong Guang spalleggiato da un Anthony Wong a briglia sciolta (come sempre d'altronde) che si lancia - nel bel mezzo dell'azione - in insulti gratuiti urlati in italiano! Certo, tutti i personaggi sono la messa in scena di stereotipi validi da decenni nel cinema di genere, ma forse proprio il fatto che siano così prevedibili li rende più facilmente assimilabili dallo spettatore, che si ritrova emotivamente coinvolto dallo spettacolo. Questo perché una accorta partitura delle relazioni che li vedono contrapposti li rende subito identificabili. Gran parte dello sforzo compositivo, più che a livello di storia, sembra in effetti esser stato dedicato ai dialoghi, centro nevralgico e motore primo dell'attenzione. E' il solito gioco della progressione del carattere che, tramite gli sbalzi della trama, permette ai protagonisti di evolvere la loro visuale inizialmente presentata.
Con un cast talmente affiatato, per Benny Chan si tratta allora solo di amministrare con parsimonia, puntando tutto sul ritmo - che per inciso non dà tregua (grazie soprattutto alla non eccessiva lunghezza d'insieme). Con l'anello debole della trama e il punto di forza nel cast, infatti, per cucire un film di successo non resta che scommettere sulla forma. E da buon mestierante Chan assembla delle scene d'azione dignitose con una regia funzionale e solida - prediligendo tra l'altro i toni cupi e notturni che sbavano ombre e blu elettrico ad ogni inquadratura. Il risultato, nonostante tutto, potrebbe quindi apparire nettamente positivo. C'è però decisamente qualcosa fuori posto, qualcosa che fa storcere il naso. Il fatto è che Big Bullet appare freddo, vuoto, senz'anima. Lo si potrebbe paragonare a un film hollywoodiano pieno di star ma privo di contenuto, che si perde nella lotta titanica di personalità dei nomi da cartellone. E guardando agli sviluppi della carriera di Benny Chan (si vedano i più recenti e deludenti Gen-X Cops e Gen-Y Cops) si deve ammettere che la tentazione di accostarlo a un Tony Scott qualsiasi - uno di quei registi cui vengono affidati progetti di routine con però il valore aggiunto di nomi di richiamo - è forte. Fortunatamente non è necessario far precipitare la presente pellicola tanto in basso, e la tentazione è rigettata nell'oblio dell'inconsistenza. Se difatti rimane il rimpianto per un film che poteva rivelarsi veramente indimenticabile, di certo non ci si può dispiacere per una pellicola che comunque adempie egregiamente alla sua funzione primaria di intrattenimento. E da questo punto di vista dovrebbe essere senza dubbio Tony Scott (o chi per esso) a prendere lezioni da Benny Chan.

Hong Kong, 1996
Regia: Benny Chan
Soggetto / Sceneggiatura: Joe Ma, Benny Chan, Susan Chan
Cast: Lau Ching-wan, Jordan Chan, Theresa Lee, Cheung Tat-ming, Anthony Wong

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