Blind Detective

Una poliziotta, Goldie Ho Ka-tung, che in fatto d’azione non ha nulla da invidiare ai colleghi di sesso maschile, è tormentata dalla morte irrisolta di un’amica d’infanzia. Non riuscendo da sola a venire a capo dell’enigma, chiede l’aiuto di un investigatore ed ex poliziotto, Johnston Chong See-tun, rimasto cieco a causa del distaccamento della retina. Johnston è specializzato in vecchi casi insoluti, i cossidetti “cold case” che la polizia non è riuscita a risolvere. Benché non priva di equivoci - Johnston crede che il suo braccio destro, Goldie, sia in realtà un uomo - la collaborazione tra i due porta alla scoperta che tutti gli omicidi irrisolti sono riconducibili un’unica firma.

Johnnie To, che con i suoi noir ormai classici, come Breaking News (2004), Election (2005) e Vendicami (2009), ci aveva abituati a ritmi frenetici con una forte dose di violenza, propone qui un poliziesco dai toni soft, che talvolta “inciampano” nella commedia. Al topos ricorrente della ragazza cieca dai poteri sensoriali sviluppati, To contrappone la figura dell’ex poliziotto cieco e molto intraprendente che, per risolvere il caso, ha bisogno dell’aiuto di occhi svelti e braccia forti, in questo caso offerti dalla poliziotta interpretata da Sammi Cheng.

Una sorta di innovazione e ribaltamento per un filone che in Asia, ma anche in Occidente, vanta diversi titoli, come Gli Occhi del Delitto (1992) o il più recente film sudcoreano Blind (2011). Una veste insolita anche per Andy Lau, abituato a vestire sul grande schermo i panni dell’eroe, o eventualmente dell’anti-eroe, che mai si servirebbe dell’aiuto di una giovane rookie per raggiungere l’obiettivo. La mente e il corpo: due elementi che Johnnie To mette fortemente in risalto nel film; il personaggio di Andy Lau, che già in Detective Dee e il Mistero della Fiamma Fantasma (2010) ci aveva abituato all’astuzia e all’uso dell’ingegno, non esaspera la sua condizione di non vedente, ma affina il proprio acume per lavorare sul piano del passato, indagando su delitti irrisolti in cui è necessario avere arguzia per risalire all’artefice. Il corpo e l’azione vengono lasciati al personaggio di Sammi Cheng, sulla quale la macchina da presa si concentra per mettere in risalto le abilità fisiche e far risaltare questo sdoppiamento - nei due personaggi - di braccio e mente. Mentre Johnston è colui che, meditando, arriva a comprendere il meccanismo che si cela dietro gli omicidi, Goldie esprime le sue qualità attraverso l’azione e il suo corpo scattante. Johnnie To non cade quindi nel banale, ma riesce a offrire un buon prodotto con inventiva, ricorrendo al suo genere d’elezione, l’action, da cui estrapola l’attenzione per la caratterizzazione del personaggio: l’ingordigia di Johnston, il suo stile elegante e il suo sviluppato senso per l’olfatto e l’udito, ossia le ragioni per cui Goldie deciderà di commissionargli il caso. Blind Detective non è sicuramente il film più riuscito di Johnnie To, ma si lascia vedere, anche solo per strappare qualche risata allo spettatore.

Hong Kong, 2013
Regia: Johnnie To.
Sceneggiatura: Wai Ka-fai, Yau Nai-hoi, Ryker Chan, Yu Xi.
Action Director: Yick Tin-hung.
Cast: Andy Lau, Sammy Cheng, Guo Tao, Gao Yuanyuan.

 

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.