Born Wild Patrick Leung può a ragione essere considerato l'allievo principale di John Woo. Nonostante riferimenti e citazioni - le statue della Madonna e i ceri al momento dell'esibizione della cantante - Born Wild è un evidente passo indietro rispetto a una filmografia personale a base di noir e sentimenti. Messe da parte le pistole, Leung preferisce affidarsi al fisico e ai pugni di un giovane ribelle, finito quasi per caso in un giro di scommesse legate agli incontri clandestini di boxe. In breve Tan finisce per essere il campione imbattuto, per la gioia sua, della sua ragazza Sandy e del suo impresario Mann. La sua morte è un fulmine a ciel sereno, tanto improvvisa da lasciare senza parole un fratello (gemello) con cui aveva chiuso i ponti da tempo. La vendetta, catarsi spirituale e materiale, arriva nello stesso modo in cui è maturata la perdita, su un ring contro un campione di colore.
La prima mezz'ora corre veloce come un treno, e non può lasciar immaginare un rallentamento tanto improvviso, che blocca la narrazione e la costringe a procedere a passo d'uomo per la restante durata della pellicola. Oltre ad introdurre i personaggi e a stringere il loro legame, il regista si preoccupa soprattutto di calarne le azioni in un contesto credibile e poco esplorato. Nella seconda metà dell'opera subentra l'accademia, quando il testimone passa dalle mani del fratello maggiore (di tre minuti) al minore, pronto a raccogliere una sfida apparentemente impossibile (ma concretizzata in un'orribile scena onirica). In realtà si passa da flashback concisi e chiarificatori a un limbo morale dove regna la noia. Leung non risparmia colpi, soprattutto nei combattimenti, affidando al fuori campo la brutalità dei match. L'esito pare scontato e la messa in scena si appiattisce: avveniva lo stesso nel (troppo) simile Somebody Up There Likes Me. L'intreccio rosa parte bene e sbraca nell'ovvietà, gli attori di contorno (bravi Patrick Tam e Jo Kuk) si ritrovano alle ortiche ancor prima di cominciare a recitare sul serio (e lo stesso rubano la scena agli statici Louis Koo e Daniel Wu). Poco contenti di aver rovinato un ottimo inizio, gli sceneggiatori (Chan Hing-kar e Amy Chin) introducono uno pseudo-complotto a dir poco futile: gli organizzatori degli incontri sono gangster senza scrupoli e meritano la massima punizione. In questo modo però l'unico risultato è una stanca emulazione di Rocky IV o, ancora peggio, di Kickboxer - Il nuovo guerriero.

Hong Kong, 2001
Regia: Patrick Leung
Soggetto / Sceneggiatura: Chan Hing-kar, Amy Chin
Cast: Louis Koo, Daniel Wu, Patrick Tam, Jo Kuk, Felix Lok

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