Buddha's PalmScacciato dalla sua casa da Ouyang, uno spadaccino prepotente che gli ha rubato la donna amata, Long Jianfei, ferito gravemente, viene salvato da un potentissimo sifu, Hanhun, detto Old Devil, unico detentore della tecnica del Buddha's Palm, quasi invincibile, tanto che venti anni prima solo cinque maestri rivali erano riusciti a sopravvivergli. Istruito a dovere, Jianfei inizia una peregrinazione che per ben due volte lo porta ad incrociare due sorelle, una delle quali somiglia tantissimo al perduto amore. Purtroppo le due ragazze sono al servizio di una donna che odia con tutte le sue forze Hanhun e che per vendetta imprigiona e tortura Jianfei Nel frattempo, accortisi che il vecchio diavolo loro nemico non è morto come credevano, gli antichi rivali, tra cui il terribile Monster Foot (che intanto ha avuto modo di allearsi con l'infido Ouyang), si riuniscono per combatterlo nuovamente.
In Buddha's Palm, la fantasia al potere - da cui deriva la trama complicatissima - palesa, invece di celare, l'inconsistenza dell'assunto e la scarsa compattezza dei tardi rigurgiti del wuxiapian. Spinto da gratitudine personale nei confronti degli omonimi classici di metà anni sessanta, Taylor Wong costruisce un arabesco colorato (omaggiando la tradizione con i rituali del genere: il rapporto sifu-allievo, i personaggi che entrano in scena con una didascalia che li presenta, le splendide coreografie), tripudio fantasmagorico di effetti visivi estremamente datati - ma per l'ennesima volta paradossalmente affascinanti nella loro naiveté -, precedendo di pochi mesi il simile Zu: The Warriors from the Magic Mountain di Tsui Hark, di cui però manca la sostanza (didattico-nazionalista). Wong, al secondo film, lavora la materia e i personaggi giocando principalmente con surreale, assurdo e grottesco (lo spadaccino Bi Gu, che arriva sempre in ritardo; l'inizio che sembra una parodia di Death Duel), attingendo ai topoi mitologici della letteratura fantastica cinese (mostri alati, combattenti infernali, super poteri) e sfruttando ogni possibile colpo di scena con scopi paratattici (stupore e meraviglia contro ogni possibile razionalizzazione). La regia inventiva, mai doma, sembra la prosecuzione, se possibile ancora più fuori controllo, di certe stilizzazioni tipiche dei wuxia di Chor Yuen, da cui il film recupera il protagonista Derek Yee e l'afrore kitsch senza vergogne. In più, sostenuto da una colonna sonora sintetizzata tutt'altro che misurata, fa spesso capolino un umorismo pacchiano e greve (il tornado che scoperchia la toilette occupata), capace di rivoltare la frittata più volte (e non sempre dal verso giusto). Prima del duello finale l'opera sbanda nella retorica dei sentimenti (amore represso, odio e l'inevitabile vendetta) e perde ritmo; per fortuna la coloratissima sarabanda che funge da epilogo recupera in fretta e chiude degnamente.

Hong Kong, 1982
Regia: Taylor Wong
Soggetto / Sceneggiatura: 
Cast: Derek Yee, Candy Yu, Kara Hui, Alex Man, Lo Lieh

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