Challenge of the GamestersPer il suo debutto alla regia Wong Jing si rifà a una miniserie televisiva di successo da lui stesso diretta - e prodotta dal padre Wong Tin Lam -, The Shell Game: in Challenge of the Gamesters riprende gli stessi personaggi e li mette per l'ennesima volta l'uno contro l'altro. La sfida è dunque tra un giocatore gentiluomo, Luo Sihai, e una spia giapponese in incognito, Zhang Lei, altrettanto abile con carte e tessere da mahjong. Il terzo incomodo è un arrogante baro, Lei Li, che ambisce al titolo di King of Impostors attualmente detenuto da Luo: ingaggiati dal governo per stanare Zhang dalla concessione francese a Shanghai - le vicende prendono atto in un periodo imprecisato degli anni '30 -, i due si alleano e ordiscono una complessa macchinazione per ingannare e sconfiggere il rivale.
Con Challenge of the Gamesters Wong Jing dà il via - in parallelo al movimento dei primi anni '80: il paragone è volutamente irriverente - ad una possibile New Wave del gambler movie, distaccandosi per la prima volta - al pari del contemporaneo Notorious Eight di Suen Chung, in cui lo stesso Wong è tra i protagonisti - dalle satire decadenti e dalle commedie di costume di Li Han-hsiang e dando il suo tocco personale ad un filone che contribuirà in prima persona a far decollare definitivamente in meno di due lustri. La ricetta è un mix di generi in grado di appassionare, colpire e stupire: la grande varietà è data, alla radice di una sceneggiatura originale, inventiva e al tempo stesso derivativa, dalla commistione di umori differenti senza soluzione di continuità. I protagonisti sono poco più che caricature stilizzate - nella medesima persona convivono giocatori d'azzardo, truffatori, agenti segreti, supereroi con superpoteri (da comic americano), prestigiatori, playboy - e si muovono, non a caso, in un contesto indefinito, un limbo spazio-temporale senza regole dove qualunque espediente è valido. L'amoralità del prodotto è pertanto il fattore distintivo: caratterizza i personaggi secondo la regola più semplice possibile; il più astuto e il più cinico sopravvive, gli altri sono destinati a brutta fine. Onnivoro autore in divenire, Wong dimostra subito le sue velleità, sfoderando una regia efficace e rubacchiando qua e là, citando, sfruttando la sua grande cultura cinematografica: i picchi di estrema crudeltà (soprattutto sanguinosi1) e le coreografie sono mutuati dal wuxia, ma anche dai film di arti marziali e dal noir coevo, l'ironia grossolana dalle farse di Li Han-hsiang e Michael Hui e dalla commedia gongfu con Jackie Chan, il tono kitsch di tante situazioni avventurose e i gadget letali dai finti 007 di metà anni '60, la colonna sonora morriconiana dagli spaghetti western. Il solido cast multicolore composto da veterani dà ulteriore sostanza all'azione, dimostrando per l'ennesima volta l'acume del regista nello sfruttamento a proprio vantaggio di fatti, eventi e volti ben noti.

Note:
1. Nonché qualche veloce spruzzata di erotismo, sadismo e scene di nudo, tanto per gradire e non scontentare nessuno.

Hong Kong, 1981
Regia: Wong Jing
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Jing
Cast: Patrick Tse, Chen Kuan Tai, Wong Yu, Melvin Wong, Wong Hang Sau

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