Chivalrous Legend1894, guerra sino-giapponese: la dinastia Chin firma un trattato con il Giappone, cedendo il controllo di Taiwan agli invasori. L'anno seguente le armate giapponesi prendono possesso militare dell'isola, stringendo i suoi abitanti in una morsa di terrore atta a prevenire eventuali ribellioni. E' in questo contesto disperato che il giovanissimo Liao Ten-din, appena congedato dal suo maestro di arti marziali, torna al paese natale - solo per vedere la madre brutalmente assassinata da un soldato. Costretto alla fuga dopo essersi efferatamente vendicato, finisce come comparsa in una troupe itinerante di opera pechinese; colti mentre mettono in scena un dramma anti-giapponese, gli attori sono dispersi o arrestati. 1903: l'eroe nazionale taiwanese Lin, l'unico in grado di contrastare lo strapotere nipponico, è ucciso in battaglia. Liao, una vita di stenti e continui soprusi, decide che è arrivato il momento di rialzare la testa: inizia a rubare ai ricchi (giapponesi) per dare ai poveri (non a caso il titolo originale suona come: «La leggenda dell'eroe-ladro»).
Nonostante tutto il fervore profuso nell'operazione, Chivalrous Legend risulta filmetto risibile e strascicato. La buona cura che traspare da scenografie e location, dai costumi d'epoca o nelle scene corali (peraltro non troppo numerose) non è confermata da una sceneggiatura decisamente sottotono, con evidente squilibrio tra narrazione e intenti da anacronistica propaganda; mai wire works furono tanto smaccatamente patriottici, con il nostro eroe tra nugoli di avversari a difendere l'onore di Taiwan. Nemmeno la gradevole colonna sonora, infarcita di musiche tradizionali enfatizzate, riesce a nascondere le pressanti lacune: divagazioni inessenziali, lungaggini soporifere, siparietti comici evitabili (Liao e il suo compagno d'avventure che beffano i soldati travestendosi da donne, arrivando a sedurli). Non basta innestare soggetto e coreografie da Iron Monkey (1993) con una qualsiasi pellicola di guerra schierata e partigiana per assicurarsi plauso di pubblico e critica. Senza contare che il protagonista ha scarso mordente, nessuna personalità - a tratti è persino antipatico; problema acuito dall'inadeguata fisicità di Jimmy Lin, volto adolescente, movenze tutt'altro che marziali e caratterizzazione monocorde (con la stessa invariabile espressione a salutare qualsivoglia emozione). Decisamente meglio i personaggi di contorno, dal mentore Blacky Ko (simpatico quanto basta) a una purtroppo sacrificata Vivian Hsu, prostituta che sposa per opportunità il governatore giapponese, in cerca di una impossibile felicità: a lei è riservato il destino più tragico e il ruolo più intenso.

Hong Kong, Taiwan, 1997
Regia: Choi Yeung-ming
Soggetto / Sceneggiatura: Wu Nien-jen, Kwok Chang
Cast: Jimmy Lin, Hsi Hsiao-long, Blacky Ko, Vivian Hsu

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