Curse of LolaAdagiato su un’estetica da straight to video, il primo lungometraggio della regista Li Hong scarta rapidamente da presupposti horror (una morte efferata che sembra nascondere un segreto orribile) a uno svolgimento da whodunit che sembra la versione gotica e decadente di un film di Hitchcok.

L’ambientazione teatrale, con il mistero che ruota attorno alla morte efferata dell’étoile di uno spettacolo musicale in procinto di affrontare la sera della premiére, colloca la narrazione in un territorio di possibile rielaborazione metalinguistica, ma tale aspetto rimane confinato a livello di potenzialità, dal momento che la regista preferisce concentrarsi sulla scansione delle tappe di avvicinamento della protagonista – il «rimpiazzo» della ballerina uccisa – a una verità che sulla carta dovrebbe darsi come elemento destabilizzante di un dato status quo.
In realtà, la povertà della messa in scena finisce con il compromettere l’efficacia dell’impianto drammaturgico, in particolare l’elaborazione del perturbante che ne dovrebbe caratterizzare la progressione. Li Hong predilige una messa in scena «concentrazionista», incentrata su sequenze in cui il minimo comun denominatore stilistico è il confinamento dei personaggi entro perimetri estremamente angusti: e per ottenere una tale impressione di «assedio» della macchina da presa sui personaggi, si serve di un apparato scenografico estremamente ricco – e in tal senso l’ambientazione teatrale viene in soccorso della regista –, fatto di quinte, camerini stracolmi di oggetti, pareti divisorie. Ma al di là della mera esibizione, una tale opulenza scenografica non è quasi mai funzionalizzata alla messa in atto di meccanismi di suspense, di interazione con il fuoricampo, di riflessione sull’atto del vedere e soprattutto del progressivo disvelamento del non visto. In assenza di una tale strategia, Curse of Lola rappresenta il mistero e l’orrore per mezzo di un blando e sostanzialmente inefficace effetto-sorpresa, fatta della pura rappresentazione di elementi macabri e raccapriccianti. Senza mai esagerare però, come se l’anemia espressiva dello stile della regista si riflettesse in un’analoga riluttanza a immergere la narrazione nel sangue e nella carne.

Hong Kong, Cina, 2005
Regia: Li Hong
Soggetto / Sceneggiatura: Yeung Kong, Xiao Ya
Cast: Francis Ng, Tian Yuan, Sui Jun-bo, Ng Yuk-fong, Xiao Xiao

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