End of the RoadEnd of the Road è una pellicola che non nasconde le sue ambizioni. Opera del taiwanese Jue Yin Pin, un regista «che ha fatto della sua discontinuità un marchio di fabbrica»1, è un dramma ambientato durante l'invasione cinese della Thailandia, con un gruppo di soldati (e relative famiglie al seguito) tragicamente intrappolati tra due fuochi e impossibilitati a scegliere il male minore. Il campionario di personaggi proposto è prevedibile: un traditore dal cuore buono che si sacrifica nel finale; una spia ben infiltrata che pagherà il suo sabotaggio; un vecchio soldato nel cui cuore riesce a fare breccia un giovane orfano; un comandante coraggioso che perde i suoi affetti a causa della crudeltà del conflitto in cui è coinvolto. Con un'unica morale: i comunisti sono cattivi, gli spacciatori di droga (siamo nel famigerato triangolo d'oro) pure, e - sorpresa! - non sono buoni neanche i miliziani thailandesi.
Jue gioca a fare l'autore, il suo stile conciso, frammentato, è una presunta espressione di sottotesti politici (banali). Contaminazione di generi, diretto con mano salda, senza perdersi in fronzoli eccessivi, e basato su una storia verosimile ma, quando necessario, facilmente spettacolare, End of the Road delude per gli ammiccamente populisti e per la scarsa cura per i dettagli. Se non fosse costantemente sopra le righe, sovraccarico, potrebbe essere un discreto oggetto di studio in un panorama non sempre a suo agio con il film di guerra. Blanda la direzione degli attori, che trasforma in macchiette una serie di caratteri studiati a tavolino. Forse una scelta voluta (ma alla lunga suicida): proprio perché visti come parti di un tutto che ha il sapore insito del classicismo gli interpreti non possono che agire e pensare nell'unico modo possibile. Spiraglio di luce in tanta piattezza la prestazione di Ng Man Tat, libero di rendere drammatico un personaggio all'inizio grottesco; al confronto sono da dimenticare le pessime apparizioni di Tony Leung Chiu-wai e Ray Lui, del cui inutile personaggio - un mercenario senza scrupoli che traffica in oppio - non si sentiva francamente il bisogno.

Note:
1. Giona Nazzaro, Andrea Tagliacozzo - Il cinema di Hong Kong (Le Mani, 1997).

Hong Kong, Taiwan, 1993
Regia: Jue Yin Ping
Soggetto / Sceneggiatura: Yip Wan Chiu, Wu Nien-jen
Cast: Ip Chun Hung, Tok Chung Wa, Yip Chuen Chan, Ng Man Tat, Jimmy Lin

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