Fatal LoveDebbie è un'agente di polizia dimessa dal servizio perché ingiustamente accusata di aver rubato un oggetto ad una collega. Viene quindi arruolata per svolgere una pericolosa missione in incognito. Deve entrare in contatto con un ricco uomo d'affari, Law Fuk Tin, sospettato d'essere un pericoloso trafficante di droga e accusato dell'omicidio di otto ragazze. Debbie riuscirà ad entrare in sintonia con l'uomo, arrivando a farsi ospitare nella sua villa. Qui la ragazza indagherà per conto della polizia, scoprendo sia il suo aspetto inquietante - lo spia mentre ha un rapporto decisamente brutale con un'altra donna, trova delle pistole importate illegalmente - sia soprattutto il suo lato più dolce. Law infatti ricopre di attenzioni la donna, facendosi passare per un uomo premuroso e comprensivo, tanto che Debbie non può far altro che innamorarsene, arrivando a sostenere - pur contro ogni evidenza - la sua innocenza. Fino a che...
Fatal Love è un film a tratti sconclusionato, ma che si lascia guardare senza eccessivi problemi. Siamo all'interno della vasta schiera dei film bollati come Cat. III per violenze ed eccessi, quindi non è certo un film che va per il sottile. Per tutta la durata della pellicola assistiamo infatti ad atti violenti e spietatati in netto contrasto con scene di una dolcezza disarmante - come nel caso della nascita del rapporto tra Debbie e Law - ed è proprio questo contrasto, mostrato in modo tanto innocente e naturale, a risultare alla lunga disturbante. Il finale è infatti - pur non essendo né eccessivamente grafico né troppo terribile - un vero e proprio pugno nello stomaco, di quelli che non si dimenticano. E forse l'unica ragione valida con cui, a posteriori, si può giustificare la visione, è proprio l'attesa delle scene finali. Anche perché per il resto Fatal Love ha una trama che chiamare scontata è dire poco, e soprattutto sconta la scelta di rivelare subito tutta la verità su Law, rendendo in un certo senso ridondanti le ricerche di Debbie, ma soprattutto incomprensibile il suo innamoramento. Se infatti la vera natura di Law Fuk Tin fosse risultata più sfumata ed ambigua, lo spettatore avrebbe avuto un motivo in più per tenere desta l'attenzione (pur sapendo in cuor suo quale fosse l'inevitabile realtà delle cose). Detto questo, è pur vero che se gli atti di Law fossero stati tenuti nascosti, non ci sarebbe stata la possibilità di mostrare torture e sevizie, eliminando ogni possibile ascrizione al meta-genere Cat. III. Ecco che allora la scelta dei produttori è scontata, puntando su questi aspetti di forte richiamo a discapito di una trama più solida o originale.
Ellen Chan è discretamente in parte. Il suo volto spesso in primo piano riesce a riempire lo schermo con l'espressione perennemente ingenua a delinearne i tratti, lasciando un buon ricordo di sé nello spettatore. Certo, la sua recitazione è alla lunga un po' parossistica e monocorde, ma cionondimeno risulta convincente. Discorso diverso per Michael Wong (prolifico e versatile attore), bravo nel sottolineare gli sbalzi d'umore di Law Fuk Tin con repentini cambi d'espressione che gli trasfigurano il volto in una maschera veramente luciferina, ma al contempo forse un po' impacciato nelle scene più dolci.
La regia di Lo Gin (Heartbeat 100, thriller / commedia con Maggie Cheung del 1987, o Spider Woman con Jade Leung del 1995), qui in veste anche di sceneggiatore, è salda e trova alcuni spunti interessanti, riuscendo a coniugare tratti sperimentali a funzionalità narrative. Anche la fotografia di Joe Chan, tutt'ora attivo dopo una trentina di film, riesce a convincere, con colori pieni e il contrasto tra gelidi blu e più caldi rossi a seconda delle situazioni.
Fatal Love non è un bel film. Scontato e piatto, può offrire solo qualche scena d'impatto e nulla più. D'altra parte è proprio quello per cui è noto - non si spaccia insomma per niente di diverso da quello che è -, e da questo punto di vista non c'è imbroglio o frode.

Hong Kong, 1993
Regia: Lo Gin
Soggetto / Sceneggiatura: Lo Gin
Cast: Ellen Chan, Michael Wong, Maria Cordero, Karel Wong, Rena Otomo

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