GangsStoria verosimile di un gruppo di adolescenti allo sbando. Rifiutano le istituzioni, la scuola, la famiglia, il lavoro, e finiscono come manovalanza nelle triadi, tra droga e prostituzione. Ma il peggio - omicidi e stupri - deve ancora venire, e porterà la banda alla totale disgregazione.
Per quasi un mese le Gangs di Lawrence Ah Mon hanno tenuto banco nei cinema di Hong Kong. Non un incasso stratosferico, ma un nuovo approccio all'etica giovanile, capace di sconvolgere e di aprire nuove strade. Il ritorno, con il botto, al docu-drama socialmente impegnato degli anni cinquanta, è caratteristica portante del cinema di Ah Mon, qui al debutto. Rispetto però ai colleghi della New Wave, da cui trae ispirazione (il Patrick Tam di Nomad, le pellicole amare di Clifford Choi, On the Wrong Track di Clarence Ford) e di cui è ideale continuazione tematico-stilistica, il regista inasprisce i toni. I ragazzini protagonisti sono isolati (non vanno a scuola; non hanno la famiglia a proteggerli, se non quando è troppo tardi; non hanno un lavoro) e non hanno prospettive per il futuro. Il che stride con il concetto di self made man tanto caro alla cultura cantonese, e lo ribalta prendendo il libero arbitrio come giudizio unico: ogni uomo è sì artefice del proprio destino, ma se le condizioni di partenza sono disagiate sarà difficile che la situazione possa essere invertita.
La totale assenza degli adulti e del loro presunto ruolo di guida per le generazioni a seguire crea un microcosmo che si regge, da solo, su leggi per certi versi simili a quelle de Il signore delle mosche di William Golding. Moderni selvaggi, sperduti, i protagonisti devono affrontare da soli e senza giudizio né esperienza le difficoltà della vita. E' impensabile che non sbaglino. Il problema è che sono guidati da una tale carica adrenalinica che, sotto forma di rabbia repressa, li porta diritti verso la violenza di gruppo: le gangs colpiscono e agiscono come una mente sola, anche se poi sono dilaniate, all'interno, da lotte di potere e contrasti autoritari. Ogni singola banda vive come una meteora, bruciando impazzita alla velocità della luce. Il disastro è dietro l'angolo: droga, prostituzione, ospedale, stupri, prigione e infine la morte. Ah Mon ha però il grande merito di non eccedere: lo spettatore non può parteggiare per nessuno e deve accontentarsi di seguire le vicende con terrore e pena, ben conscio che i fatti che sta guardando sono finzione fino a un certo punto. E che magari a pochi metri dal cinema qualcosa di simile sta succedendo davvero.

Hong Kong, 1988
Regia: Lawrence Ah Mon
Soggetto / Sceneggiatura: Chan Man Keung
Cast: Ho Poi Dung, Leung Sap Yat, Ma Hin Ting, Tse Wai-kit, Wong Chun Chun

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