He Lives by NightUno psicopatico - Ngai Dik, conosciuto anche come Eddie Chan, che ripeterà questo Norman Bates sull'orlo della crisi di nervi e personalità nell'altrettanto efficace Crazy Blood - che ama travestirsi da donna per compiere i suoi efferati omicidi ha nel mirino le donne con reggicalze e calze bianche, che a causa di un vecchio trauma gli fanno perdere la testa. Sulle sue tracce due poliziotti e una deejay, voce di un programma notturno di tendenza, capace di far innamorare di sé praticamente tutte le parti in causa.
He Lives by Night è un ibrido tutto hongkonghese, speziato e di difficile gestione: mescola thriller e kitsch, serio e faceto, privi di soluzione di continuità, accumulando strati e umori opposti senza farsi troppi scrupoli. Risalta subito la funzione primaria dell'eccellente score musicale di Violet Lam, propedeutica: esalta la fotografia di Arthur Wong - il cui pregevole lavoro è stato premiato con l'Hong Kong Film Award - e indaga nella faccia silenziosa di una metropoli immersa nella notte oscura. Come l'animo disturbato dell'inquietante serial killer (e di un presunto copycat killer) e come il lato nero della black comedy ironicamente triste, malinconica, anche se sempre sopra le righe. Leong Po Chih, uno dei più illustri sottovalutati a Hong Kong, non aiutato da una sceneggiatura poco efficace, prima imita Dario Argento, Mario Bava e il thriller all'italiana (l'assassino travestito, le soggettive del killer), includendo nel catalogo di citazioni il capostipite hitchcockiano Psycho, poi vira verso toni più congeniali alla Cinema City, che si aspetta un film non troppo di nicchia. Leong non si rassegna e finché può mantiene l'alternanza tra umorismo grottesco, scatologia facile e momenti tesi, cupi, violentemente intrisi di morbosità e sangue.
Strana la chimica, che alla fine non stona, di un cast - il terzetto di anti-eroi - apparentemente mal assortito: Kent Cheng, parodia di un Maigret innamorato, fa lo stupido dall'inizio alla fine; Simon Yam è tanto giovane e misurato che si stenta a riconoscerlo; Sylvia Chang pare sempre fuori luogo, poi tra un urlo di terrore e un lezzo per sbeffeggiare i suoi pretendenti torna padrona del personaggio e della situazione. Nemmeno al momento dei titoli di coda - con i divertenti outtakes delle scene non riuscite e un ultimo sberleffo - si ricuce lo strappo tra incoerenza e nervosismo. Il produttore Raymond Wong si metterà in proprio per farne un remake nel 1995, Midnight Caller, con Diana Pang e Michael Wong.

Hong Kong, 1982
Regia: Leong Po Chih
Soggetto / Sceneggiatura: Lo Gin
Cast: Sylvia Chang, Kent Cheng, Simon Yam, Ngai Dik, Kwong Mei Bo

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