Helios

Il terrorista più ricercato della Corea del Sud, che risponde al nome di Helios, riesce a trafugare un ordigno di distruzione di massa, il DC8, e a portarlo a Hong Kong. L’unità anti-terrorismo hongkonghese lavora di concerto con i servizi segreti sudcoreani e recupera l’ordigno senza riuscire a rivelare l’identità di Helios. Ma l’azione apparentemente brillante delle forze dell’ordine segue in realtà alla perfezione il piano previsto dalla diabolica e misteriosa mente criminale.

L’ansia da blockbuster affetto da gigantismo occidentale non ha abbandonato il cinema di Hong Kong. Nonostante molti esempi di insuccesso nel sottogenere, Purple Storm di Teddy Chen per citarne uno, sopravvive la tentazione di sfidare il primato della macchina hollywoodiana con complessi meccanismi di thriller spionistico, a base di sceneggiature inestricabili, stunt pirotecnici ed effetti speciali all’altezza del compito.

E fin qui tutto bene, nel senso che l’apparato tecnico e spettacolare di Helios regge (quasi) sempre. A scricchiolare pericolosamente è la sostanza sotto la struttura: non tanto e non solo dal punto di vista delle caratterizzazioni e/o dei moventi psicologici che guidano i personaggi (nessuno l’avrebbe preteso, in ogni caso), quanto nel senso ultimo e nella coesione narrativa di un blockbuster senza identità e senza le idee chiare su quale indirizzo recente provare a emulare.

Il cast panasiatico ricco di stelle sembra chiaramente guardare all’analogo modello sudcoreano, quello di successi come The Thieves e Cold Eyes, ma quella perfezione asettica, a cui Helios anela, è tradita in più di un’occasione. Quando la serialità della faccenda è rivelata con l’ingenua sincerità degna di un action con protagoniste le Twins – dopo due ore di esplosioni e morti ammazzati, arriva il cliffhanger con una bella scritta che spiega come tutto sarà rimandato a Helios 2 –, per esempio, oppure quando Longman Leung e Sunny Luk provano a infondere una dose di hongkonghesità mediante il consueto ricorso alla figura dell’infiltrato e allo scambio di identità. Denotando difetti che già gravavano su Cold War, opera precedente dei registi, Leung e Luk confermano difficoltà evidenti nel padroneggiare una materia così articolata ed esigente in termini di spettacolarizzazione e gestione corale; e maggiori sono le difficoltà, maggiore si fa la tendenza al gigantismo, che inevitabilmente finisce per amplificare anche i difetti. Il cast variopinto e poliglotta – incredibile l’espediente del marchingegno tecnologico per semplificare la sceneggiatura ed evitare gli interpreti – si risolve in una serie di morti annunciate tra i difensori della legge e dell’ordine, con inevitabile denigrazione del vicino (i sudcoreani si sono fatti sfuggire l’ordigno ma non riescono a recuperarlo da soli) e doveroso tributo verso il nuovo padrone di casa cinese. Il personaggio di Wang Xueqi, infatti, benché guidato da moventi tutt’altro che edificanti – la volontà del governo di Pechino di mettere le mani sulla super-arma e sulla sua tecnologia – comprende o intuisce prima degli altri la possibile identità di Helios e la strategia corretta da seguire per arrivare a lui. Mentre, in totale controtendenza con la recente hongkongness tipica delle uscite targate stagione 2013/2014, l’eroico Nick Cheung, cuore e cervello da supercop made in Hong Kong, si lascia indurre in errore per eccesso di fiducia nelle proprie capacità o in quelle del prossimo.

Una menzione doverosa per la cura “estetica” del cast in tutte le sue forme, con menzione d’onore per la coppia di terroristi belli e indistruttibili di Chang Chen e Janice Man: notevoli e insospettate le performance marziali di quest’ultima. In sintesi Helios appartiene a un’idea di cinema invecchiata con poca grazia e riverniciata con colori che non convincono. Dopo Cold War, un’altra conferma che Longman Leung e Sunny Luk scelgono di affrontare, con piglio alla Michael Bay, materia troppo instabile da maneggiare per le loro capacità. E l'effetto è proprio quello di un ordigno fine-di-mondo sudcoreano finito nelle mani sbagliate.

Hong Kong, 2015
Regia: Longman Leung, Sunny Luk.
Soggetto/Sceneggiatura: Longman Leung, Sunny Luk.
Cast: Nick Cheung, Jacky Cheung, Chang Chen, Shawn Yue, Wang Xueqi, Janice Man.


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