KomaLaw Chi Leung, svezzato da Derek Yee, non ha mai nascosto le sue ambizioni extraterritoriali. Se già in Double Tap emergeva la velleità di una commistione formale tra noir di stampo hongkonghese e istinti d'oltre oceano, pur con una narrazione squilibrata e incompleta, è con Inner Senses che la contaminazione si palesa, mixando la classica ghost story cantonese a una costruzione tipicamente occidentale - nei richiami, nei riferimenti e nello sforzo produttivo (estetico, più che di budget). Koma si sottrae però alla sfida, presentando un'ibridazione completa che scolora nel clonaggio acritico, dove le peculiarità sono adombrate, stemperate. Non c'è dubbio che il team dietro alla pellicola abbia studiato a lungo la giusta alchimia in grado di attrarre un pubblico adolescenziale di preferenza internazionale. Due donne innamorate dello stesso uomo (oggetto del contendere), che si odiano e si disprezzano, ma finiscono per cadere in un'amicizia femminile tanto sottile da sfiorare l'omoerotismo. Un tema scomodo come quello del mercato illegale di organi a fare da contorno, tra leggenda metropolitana e deus ex machina macabro. L'incedere da thriller morboso (tradimenti e gelosie incrociate, con le apparenze a far sciogliere i protagonisti nel dubbio) e una risoluzione che affonda nella follia, seguendo pedissequamente una formula geometrica di violenta catarsi finale. Infine una cura cristallina nei reparti costumi e scenografia, con la conseguente crepitante atmosfera che avvolge ogni movimento di macchina. Non è un caso ci sia qualcosa di molto glamour nel modo in cui le due protagoniste vengono continuamente messe alla prova (ricoperte da ghiaccio, pioggia, vomito, sangue ribollente oppure scosse da terrore, urla, crisi di nervi) e in ogni caso continuino ad apparire compiutamente attraenti, a loro agio, persino affascinanti. Koma si regge infatti sulle due figure prepotentemente emergenti di Angelica Lee (reduce dal successo di The Eye) e Karena Lam (poco verosimilmente al centro delle attenzioni dal suo esordio in July Rhapsody), la prima fragile, nevrotica, sul punto di spezzarsi, la seconda psicotica e introversa. Le loro prove, pur essendo efficaci, entrambe convincenti, sono squilibrate verso il manierismo, contribuendo a smussare asperità che si sentiva il bisogno emergessero: ci sono le urla e la paura e il sangue, ma incasellate in un contesto rassicurante, da spot pubblicitario, che non coinvolge e, quel che è peggio, non colpisce. Un peccato: al di là delle solite incongruenze (che fine fa il dente che Angelica perde?), sotto la superficie si intravedevano squarci interessanti - ad esempio il legame tra Karena Lam e Raymond Wong, lasciato in disparte e mal sfruttato.

Hong Kong, 2004
Regia: Law Chi Leung
Soggetto / Sceneggiatura: Susan Chan
Cast: Angelica Lee, Karena Lam, Andy Hui, Raymond Wong Ho-yin, Roy Chow

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