Long Arm of the Law III Secondo seguito dell'imprescindibile Long Arm of the Law, Long Arm of the Law III (titoli alternativi: Long Arm of the Law Saga Part 3 e Escape from Hong Kong) approfondisce, se possibile, alcuni dei temi espressi nelle due pellicole precedenti. 1) Il difficile rapporto Cina - Hong Kong, qui raffigurato nella triste vicenda di un profugo (che ricorda molto il protagonista di The Story of Woo Viet di Ann Hui) condannato ingiustamente nella Repubblica Popolare alla pena di morte, e sfuggito miracolosamente all'esecuzione. Un ottuso poliziotto comunista - che ovviamente si chiama Mao - lo perseguita inseguendolo senza tregua fino a Hong Kong. 2) La predominanza nel mondo criminale della Big Circle Gang, sorta di organizzazione mafiosa che in cambio di vitto e alloggio pretende che i suoi assistiti, tutti immigrati clandestini, si prestino come bassa manovalanza per rapine e omicidi. 3) La tratta delle donne, vendute dalle famiglie in cambio di un congruo gruzzolo di denari per un matrimonio fasullo, e poi cedute ai bordelli come prostitute. Questo il destino di Mun, che ha il merito durante la tempestosa fuga dalla Cina di salvare la vita al prode Cheung Kong, il quale farà di tutto pur di liberare la sua nuova amata.
Michael Mak prosegue il discorso cominciato dal fratello senza indugiare su sotterfugi politici o su metafore troppo complicate. E nonostante un dispiego impressionante di azione, stunts, esplosioni e sparatorie, riesce a non essere superficiale. L'ottima sceneggiatura e la messinscena sontuosa e adeguata garantiscono spettacolarità e vivacita. Le coreografie di primissimo piano - quella incredibile, nella casa dove è stata incatenata Mun, riesce a richiamare la soffitta con i topi del primo episodio e a non essere stucchevole atto di auto-citazionismo - e la violenza - soprattutto psicologica, ma sempre allo scoperto, tra interrogatori a suon di botte e stupri a ripetizione - spazzano via ogni dubbio, forse in maniera troppo esplicita, ma sicuramente consapevoli del proprio obiettivo melodrammaticamente politico. Ma è merito anche degli interpreti, tra cui un cattivissimo Kirk Wong, che si spremono per la riuscita del progetto. Andy Lau è semplicemente perfetto, grazie alla sua aria da Romeo povero ma coraggioso e soprattutto a capacità acrobatiche finora sconosciute. Al suo fianco gli altrettanto validi Tsui Kam-kong, abituato a lavorare con i fratelli Mak, Max Mok e Elizabeth Lee, che replica il ruolo della ragazza sfruttata di Gunmen (regia proprio di Kirk Wong).

Hong Kong, 1989
Regia: Michael Mak
Soggetto / Sceneggiatura: Stephen Siu, Johnny Mak
Cast: Andy Lau, Elizabeth Lee, Max Mok, Tsui Kam-kong, Kirk Wong

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