Love in a PuffNel 2007 il parlamento di Hong Kong approva una violenta legge antifumo: non solo le bionde sono vietate nei luoghi pubblici al coperto, ma anche all'aria aperta le alternative per i tabagisti si assottigliano, limitandoli a recinti virtuali attorno a posacenere appositamente predisposti. Nasce un nuovo tipo di socialità e le persone che non riescono a rinunciare al piacere della sigaretta si riuniscono in torme nei loro ghetti viziosi. Cherie, commessa di un negozio di cosmetici, e Jimmy, pubblicitario, si conoscono così, durante una pausa sigaretta, ascoltando storie da ricreazione di qualche compagno di nicotina.

Lui ha appena lasciato la fedifraga fidanzata (galeotto fu il pelo pubico e chi se ne accorse). Lei convive per inerzia con un uomo geloso ma poco attento, annoiata da una routine molto borghese. Le teste vuote dei due, adolescenti sotto mentite spoglie, combaciano alla perfezione. Inevitabili i danni causati dallo scontro, ma niente che una sigaretta insieme non possa risolvere.

Di tutti i più (svariati) concetti che si possono esprimere a proposito della filmografia di Edmund Pang Ho-cheung, il più semplice è anche uno fra i più corretti: l'ex enfant prodige (ormai siamo vicini ai 40) fa un cinema estremamente libero e personale. A volte ingenuo, esagerato, scentrato, disequilibrato, ellittico. Ma sempre passionalmente candido e proprio. Love in a Puff è un distillato di queste caratteristiche. Una commedia romantica dalla copertina insulsa, scaturita da un soggetto pretestuoso e sviluppatasi attorno a canovaccio scarno e diseguale. Oltretutto appesantita da elementi insensati, ininfluenti e posticci come le interviste ai protagonisti che inframezzano a più riprese la narrazione.

Eppure è un film popolato di personaggi veri e vivi, sfumati e umani, per i quali Pang, sia come regista sia come scrittore, prova un sincero affetto; sentimento che viene immancabilmente ed efficacemente trasmesso allo spettatore. Jimmy e Cherie sono due esseri umani affettivamente fallimentari, incastrati in un'idea di rapporto sentimentale infantile e romantica che la società, e specialmente una giungla sociale fortemente irreggimentata come quella di Hong Kong, trova inaccettabile e rifiuta, bollandola come irresponsabile e insostenibile. Se nella vita se la cavano e seguono con profitto le istruzioni e la norma (hanno entrambi buon successo in ambito lavorativo, hanno amici e conoscenti, buoni rapporti con la famiglia), in amore sono due perdenti, due reietti destinati a soffrire e a far soffrire, non disposti ad accontentarsi, alla perenne irrequieta egoistica ricerca dell'ideale con la A maiuscola.

La Hong Kong in cui Pang immerge la sua giocosa storia d'amor teorico – si fa di necessità virtù: la protagonista, la popstar Miriam Yeung, per contratto non può baciare né imprecare quindi Jimmy e Cherie non si sfiorano mai, se non per una casta notte passata abbracciati – è quella veritiera e, volendo inedita, dei trentenni cool e hipster ben inseriti e benestanti, con il gusto per gli occhiali ingombranti e gli accessori. Chi ne sa più di noi, nello specifico i recensori cantonesofoni, hanno lodato la capacità del regista e sceneggiatore di cogliere le sfumature vive del vernacolo di questa particolare estrazione sociale della sua generazione. Gli spettatori del resto del mondo, come spesso capita, dovranno rinunciare alla comprensione dei regionalismi, accontentandosi di approcciare gli aspetti più canonici e cinematograficamente universali da romcom. Un amore al tempo degli sms e delle mail. Ma dove tutto, come ai bei vecchi tempi, si risolve in un karaoke o sul ciglio di una strada deserta, alla ricerca di un tabaccaio aperto prima che scatti la mezzanotte e prima che il prezzo delle sigarette cresca.

Hong Kong/Cina, 2010
Regia: Pang Ho-cheung.
Action director: Yuen Bun, Sun Jian-Kui, Allen Lan Hai-Han.
Soggetto/Sceneggiatura: Pang Ho-cheung, Heiward Mak.
Cast: Shawn Yue, Miriam Yeung.

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