Midnight ZoneIncastrato tra Mongkok Story e Bio Zombie, Midnight Zone va considerato inevitabilmente un Wilson Yip minore. Il progetto, un horror tripartito con il minimo comune denominatore narrativo della notte inoltrata come sfondo per le storie, richiama l'esordio del regista, 01:00 A.M., allora spalleggiato dal primo mentore Andy Chin. Anche qui i veri protagonisti, richiamo alle superstizioni sempre vive nell'immaginario collettivo, sono fantasmi vendicativi e impossibilitati a lasciare il mondo dei mortali finché non abbiano portato a termine le questioni in sospeso. E' un horror episodico abbastanza ordinario, senza particolari guizzi o idee sceneggiative - tre umori (mélo, ironia e spaventi) condensati in un'unica situazione: una commistione purtroppo già vista - che permettano alla regia concreta (soprattutto nella prima frazione, dove alterna montaggio dinamico e step framing) di far fare alla pellicola il salto di qualità. Non aiutano la causa della Media Asia - che sperava, invano, di assemblare un outsider al box office spendendo poco o niente - il cast di medio lignaggio, la colonna sonora adeguata e la fotografia d'ordinanza.
Apre Headless Soul: grandi atmosfere rarefatte e qualche brivido, soprattutto poco prima della chiusura (talmente aperta da risultare incompleta). Jerry Lamb fa quello che gli riesce meglio, si prende in giro da solo, dimostrandosi un poliziotto inetto e chiacchierone e creando i presupposti per i colpi di scena a seguire (sarà perseguitato dal fantasma decapitato di una ragazza uccisa brutalmente). Spencer Lam, ex commentatore di calcio prima di fare l'attore, non lesina ironici riferimenti personali straparlando di partite non viste e metafore sportive. L'episodio più grotteso e più ironico del lotto, Hit and Run, è anche il meno incisivo, il più squilibrato e il più noioso. Lo script palesa le maggiori incongruenze, e finisce per mettere in evidenza le psicologie spicciole dei personaggi. Non paiono troppo coinvolti Tsui Kam-kong e Liz Kong, poco credibili, tra espressioni serie e pose facete. Fa sorridere solo l'utilizzo creativo del karaoke come diffusore di preghiere per spaventare uno spettro dispettoso. Nota curiosa: in tutto il film, in realtà, torna il tema della religione cattolica con fini esorcistici. Il quadretto familiare di Midnight Runner, terza e ultima parte, è una cartolina agrodolce che sfuma nel dettaglio sociale con cognizione di causa. Il melodramma sfrutta i personaggi arcigni - marito (Anthony Wong, tra il coatto e il represso), moglie (Yuen King-tan, isterica e dedita al mahjong) e due figli (menefreghisti) - e permette alla nonna Helena Law (trattata a pesci in faccia) di fungere da collante riparatore. Il veemente ritratto della famiglia moderna (allargata alla suocera), fatta di reciproci isolamenti e scarsa voglia di comunicare, sfocia nei buoni sentimenti e riesce anche a commuovere.

Hong Kong, 1997
Regia: Wilson Yip
Soggetto / Sceneggiatura: Chung Wai Hung, Kwok Wai Chung, Wilson Yip
Cast: Anthony Wong, Tsui Kam-kong, Jerry Lamb, Liz Kong, Yuen King-tan

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