Okinawa: Rendez-VousIl ritorno alla commedia di Gordon Chan, regista fossilizzato su action muscolari, destava parecchio interesse. Diviso tra tre lingue e tre culture (inglese, giapponese e cinese), Okinawa: Rendez-Vous è una sophisticated comedy rivolta esplicitamente a quel mercato straniero (nipponico) che attualmente fa gola a molti. L’ambientazione è la spiaggia più esclusiva del Giappone del titolo, molti coprotagonisti sono attori provenienti dal paese del sol levante. Il poliziotto Dat ricorderà a lungo il suo breve soggiorno a Okinawa: venuto per rilassarsi con la fidanzata rimane coinvolto in un complicato intrigo a base di donne (la misteriosa Jenny) e criminali (il meticoloso Jimmy Tong e lo yakuza Masaya Kato) a causa dei quali perderà serenità e amore.
L’attenzione è tutta rivolta allo straordinario parco attori, e l’originalità non è di casa. La maggiore preoccupazione degli sceneggiatori è il modo di valorizzare al meglio le splendide location e la coolness degli interpreti. Prima annotazione: Leslie Cheung sembra non invecchiare mai. Seconda annotazione: la cantante Faye Wong avrebbe dovuto scegliere con maggiore cura il copione per la rentrée cinematografica. Comprimari di lusso salvano la baracca. Se la sufficienza risicata arriva è proprio perché tutto il cast - e non solo le superstar, non sempre a proprio agio - dimostra buona chimica d'insieme. L’azione è limitata ai dialoghi, che rendono bene l’atmosfera rilassata e vacanziera. Gli eventi sono più che scontati, colpa di un trattamento ridicolo, ma non è importante sapere cosa succederà, bensì il modo in cui viene raccontato. Almeno il ritmo è veloce, anche se alla fine permane un senso di incompiuto che guasta la festa. Sarà perché i caratteri sono prevedibili e poco digeribili? C’è il ladro gentiluomo, il poliziotto imbranato in cerca di gloria, una donna trascurata che cerca altrove le attenzioni che il fidanzato non le riserva, una giovane spregiudicata e fin troppo sbarazzina che dopo un (neppure troppo) lungo tira e molla cade tra le braccia dell’aitante latin lover.
Solo il mestiere tecnico - non tanto la regia anonima, quanto la fotografia patinata e colorata, la colonna sonora intrigante a base di Platters e le scenografie - e un casting accurato salvano dal disastro totale. Gordon Chan si finge ardito abbandonando i temi cui è abituato - poliziotti e task force - per tentare di percorrere una strada nuova. Ma è una chimera, con questi valori produttivi e con un tanti nomi di richiamo fallire al botteghino era praticamente impossibile. Il vero coraggio, e il vero cinema d'autore, stanno da tutt'altra parte.

Hong Kong, 2000
Regia: Gordon Chan
Soggetto / Sceneggiatura: Gordon Chan, Chan Hing-kar
Cast: Leslie Cheung, Faye Wong, Tony Leung Ka-fai, Gigi Lai, Vincent Kok

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