Once Upon a Time in Triad SocietyOnce Upon a Time in Triad Society non è un episodio (spurio) della serie Young and Dangerous: in realtà la pellicola di Cha Chuen Yee è un attacco destabilizzante ai giovani e pericolosi portati sullo schermo da Andrew Lau. L'idea folgorante è quella di fotografare le stesse situazioni, gli stessi personaggi, le stesse tematiche della serie maggiore, sfruttandone addirittura gli stessi nomi e le stesse location, ma di spogliarle, realisticamente, di ogni possibilità di glamourizzazione. Ne consegue uno spaccato metropolitano duro e cinico, in cui si muove il piccolo malavitoso Kwan. Qual è la sua vera anima? Il presupposto di partenza è un passato immaginario epico e glorioso, fatto di buoni sentimenti, coraggio e redenzioni; la tesi cui si giunge un amaro resoconto di una vita passata tra violenza, tradimenti e improvvisi voltafaccia. Sarebbe più bello poter credere alla prima versione dei fatti, in cui Kwan è uno sfigato il cui compare è un drogato che pensa solo alle donne, i cui capi non esitano a venderlo alla prima occasione, la cui ragazza non è il dolce angelo che sembra, anche lei pronta ad ingannarlo: inevitabile la fuga e la ricerca di qualcosa di diverso, una moglie, una famiglia, una carriera. Sarebbe bello, ma è tutto falso e la realtà non prevede rimorso.
Lucida dissertazione sui lati oscuri dell'animo umano, Once Upon a Time in Triad Society è molto più profondo di quanto la patina del genere possa far intendere. Cha costruisce due diversi tronconi, prima l'ipotesi, poi la conclusione, anticipati da un flash forward che funge da incipit. Componente fondamentale, lo stile sporco e basso del regista, che sfrutta la povertà dei quartieri popolari (Mongkok) per esaltare un monumento allo squallore, senza personaggi positivi. La macchina, rigorosamente a mano e quasi impazzita quando può svariare in spazi ampi, illustra ogni aspetto della quotidianità senza infierire e senza incensare: da qualunque lato la si voglia guardare, la malavita rimane sempre malavita. Cha, che proviene dal Cat. III low budget, produce in prima persona per la Concept Link, piccola casa fondata insieme allo sceneggiatore Rico Chung, con l'urgenza del vero cineasta e un'ironia non comune. Tanto da eleggere quest'ultimo fattore a cifra stilistica di un noir grottesco. Ogni azione nasconde significati precisi: smascherare la finzione o rendere reali le bugie. Un modo di lavorare che da principio sconcerta per l'incoerenza dell'astrazione, ma che gradualmente si dimostra incisivo. Francis Ng, amico di Cha, è un signor attore e ha le phisique du role per sostenere un ruolo così difficile, costruito sui contrasti.

Hong Kong, 1996
Regia: Cha Chuen Yee
Soggetto / Sceneggiatura: Rico Chung
Cast: Francis Ng, Rachel Lee, Edmond So, Allen Ting, Chan Wai Man

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