Picture of a NymphLo scolaro Tsui, scrittore fallito, trova nel muto Shih Ehr un amico fidato. Questi è il figlio adottivo di Men-chu, un taoista burbero, acchiappafantasmi temuto da tutti. Una sera Men-chiu arriva a cacciare Tsui dalla sua casa, costringendolo a una notte all'addiaccio. Caso vuole che quella stessa sera - è la festa delle lanterne - il letterato intraveda una bellissima donna vestita in bianco, di cui prontamente si innamora. Di getto ne dipinge il ritratto: ma lei, Mo-chiu, altri non è che un fantasma suicida perseguitato da King Ghost, un demone femminile che vuole catturare la fanciulla ad ogni costo. Nel disperato tentativo di salvare l'amata, Tsui, coadiuvato da Shih Ehr, riesce a scuotere Men-chu dalla sua misantropia: i due amici convincono il vecchio monaco, nemico giurato del demone, ad aiutarli nella difficile, se non impossibile, impresa.
Clone piuttosto esplicito di A Chinese Ghost Story - stesso cast, stessi colpi di scena, stesse congiunture fanta-horror -, Picture of a Nymph (circolato anche con il titolo alternativo Portrait of a Nymph) è un tipico esempio di hen liaozhai ispirato alle atmosfere dei racconti di P'u Sung-ling. Si capitalizzano volti noti - Joey Wong amata spiritica, Wu Ma che canta rappando - e scenografie eleganti - meno ispirata la fotografia a sei mani - per la classica storia d'amore impossibile tra uomo (timido) e fantasma (perseguitato): il discreto successo di pubblico dà ragione a Wu Ma, anche regista e co-sceneggiatore, anche se alla fine rimangono impresse soprattutto la deliziosa colonna sonora di James Wong e le coreografie, arzigogolate e sfarzose, ad opera del team di Sammo Hung. La trama non è sempre all'altezza delle attese, troppi passaggi sono oscuri, caotici, tanto quanto passioni e sensualità delle due love story parallele - la seconda coinvolge il sempre valido Yuen Biao e May Lo - risultano eccessivamente contenute (meglio allora il difficile rapporto padre - figlioccio, ben esplorato). Le tante citazioni e gli inevitabili rimandi sono annacquati, quasi forzati, con la regia che prova strenuamente - e senza troppa personalità - a riproporre clichés e déjà-vû che permettano al pubblico di riconoscere (e applaudire nuovamente) umori e situazioni già apprezzate grazie al capolavoro di Ching Siu-tung. Gli attori (il vero protagonista, Lawrence Ng, abituale villain, non sempre sembra a suo agio in un ruolo positivo) sono costretti ad adattarsi ai ritmi serrati e a passare, inesorabilmente, dal grottesco all'orrorifico, dal fantasy al mélo, dalla commedia al dramma, senza sosta e senza rimpianti.

Hong Kong, 1988
Regia: Wu Ma
Soggetto / Sceneggiatura: Wu Ma, Chan Kam Cheong
Cast: Lawrence Ng, Yuen Biao, Joey Wong, Wu Ma, Elizabeth Lee

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