Police ForceAmici per la pelle, Huang Guodong e Liang Guang, sono abilissimi combattenti, freschi vincitori di un torneo di arti marziali. Per proteggere la fidanzata Shen Yan da un tentativo di violenza, Liang viene brutalmente ucciso. L'omicidio spinge Huang a entrare nelle forze di polizia, con un unico preciso scopo: trovare l'assassino dell'amico e vendicarsi nel modo più crudele possibile, torturandolo e uccidendolo. Brillante, coraggioso e solerte, Huang fa carriera in fretta, in meno di cinque anni è già commissario. Indagando su un omicidio legato a un giro di denaro contraffatto si ritrova sulle tracce del killer di Liang e del suo mandante, un potente industriale.
A metà anni '70 il cinema di Hong Kong smette momentaneamente spade, parrucche e costumi e riscopre l'azione in ambito urbano: Police Force lancia un trend a base di pistole, criminali e poliziotti, precorre i tempi e apre la strada prima per alcuni solidi prodotti di genere in casa Shaw (The Big Holdup; Kidnap; The Teahouse) e quindi per l'incombente New Wave (a partire da Jumping Ash, del 1976). Senza rinunciare al suo tocco marziale - l'inizio con il torneo e le numerose scene di lotta a mani nude, preferite quando possibile alle sparatorie -, Chang Cheh - coadiuvato in sede di regia da Choi Yeung Ming e in fase di sceneggiatura dal fedele Ni Kuang - mette in scena una serie di contrappassi plateali, anche forzati, fondati su basilari rapporti causa-effetto e caratteri schematici. Il tema della vendetta a tutti i costi, tipico del wuxiapian, è qui trasposto in chiave moderno-metropolitana: dai gongfupian derivano anche la maturazione dell'eroe (previo lungo addestramento), la netta caratterizzazione dei cattivi e i confronti serrati uno contro tutti. Dal poliziesco americano invece riprende il dubbio morale sui limiti autoritari di un poliziotto vicino spiritualmente all'ispettore Callahan. Budget elevato - le ampie panoramiche e il grande dispiegamento di forze e comparse - per una pellicola pensata per lasciare il segno al box office. E per lanciare definitivamente una nuova stella, Wong Chung; al contrario sarà il debuttante Alexander Fu Sheng, qui relegato ai margini, a spiccare il volo. Ottime sequenze d'azione, coordinate anche da Liu Chia Liang, con il giusto tasso di sangue, tensione e violenza. L'estrema semplicità di forma - colonna sonora (esageratamente allegra) solo nella prima parte, regia sobria che si limita a piani medi, alle solite frequenti zoomate e a qualche rallenti nei momenti più cupi - e contenuto conferiscono solidità a un lavoro costruito esclusivamente sul machismo del protagonista e sugli schieramenti tattici delle parti in causa.

Hong Kong, 1973
Regia: Chang Cheh, Choi Yeung Ming
Soggetto / Sceneggiatura: Chang Cheh, Ni Kuang
Cast: Wong Chung, Lily Li, Alexander Fu Sheng, Wong Hap, Got Dik Wa

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