Police StoryParlare di Police Story non è facile. Col passare degli anni è diventato un film fondamentale, non solo all'interno del cinema funambolico di Jackie Chan bensì, a livello più ampio, nell'ambito dell'intero cinema d'azione contemporaneo. Inoltre fa parte di quel gruppetto di titoli che, col senno di poi, si possono definire punti di non ritorno della cinematografia hongkonghese: come Hard Boiled per l'heroic bloodshed o The Blade per il wuxia pian, Police Story porta l'action puro ad un livello di furore e adrenalina mai più raggiunti e, nella sua relativa povertà di budget, riesce a far impallidire la maggior parte dei suoi epigoni statunitensi (erano gli anni, ricordiamo, dei blockbuster di Stallone e Schwarzenegger).

Se pure le coprotagoniste si chiamano Brigitte Lin e Maggie Cheung (al suo primo ruolo di una certa importanza) e il cattivo di turno Chor Yuen (uno dei registi di punta del cinema di Hong Kong degli anni '60 e '70 che saltuariamente ama fare l'attore, vedi anche Cherie di Patrick Tam), il centro dell'azione è lui: il pazzo ed inimitabile Jackie Chan. Dopo aver inanellato successi con film gongfu come Drunken Master e Snake in the Eagle's Shadow e commedie d'azione come Project A (e dopo l'ennesima delusione - leggi The Protector - dalle sue trasferte americane) Jackie si butta anima e corpo in questa avventura che, come giustamente affermano in tanti, rappresenta a tutt'oggi il suo capolavoro.
Sia come attore (capace di passare con incredibile naturalezza da momenti action a scene più drammatiche o comiche) e stuntman di se stesso (all'epoca, ricordiamo, aveva 30 anni ed era al massimo delle sue capacità fisico-atletiche), che come regista, capace di dare potenza e dinamicità ad una storia non certo capolavoro di originalità - un poliziotto, sulle tracce di un potente boss della droga, si ritrova in mezzo ad un gioco più grande di lui: accusato ingiustamente di omicidio, braccato sia dagli scagnozzi del boss che dai suoi stessi colleghi, con una testimone da proteggere e una vita sentimentale che sta andando a rotoli - senza ricorrere a fronzoli tecnici forse a lui non troppo congeniali (vedi il successivo, riuscito ma non esaltante Miracles).
Fra i tanti momenti indimenticabili impossibile non ricordare l'incipit catastrofico (la spettacolare distruzione della baraccopoli), alcune spericolate sequenze tipiche del Jackie-touch (una per tutte: la famosa scena di lui aggrappato con un ombrello ad un autobus in corsa), i divertenti battibecchi con la fidanzata e il funambolico finale al centro commerciale, apoteosi di vetri rotti e stunts aldilà dell'umana concezione.

Hong Kong, 1985
Regia: Jackie Chan
Soggetto / Sceneggiatura: Jackie Chan, Edward Tang
Cast: Jackie Chan, Brigitte Lin, Maggie Cheung, Bill Tung, Chor Yuen

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