PunishedCi ha provato, Law Wing-cheong, e in qualche momento ci è andato anche vicino, eppure Punished non sembra del tutto un film di Johnnie To, che con la sua Milkyway produce e supervisiona. Lo si immagina, il mogul con sigaro in bocca che guarda il girato e sorride, tanti sono gli omaggi, le citazioni, i plagi del suo modo di girare; e si immagina al suo fianco l’imberbe Law, riesumato dal limbo televisivo, di lusso ma sempre televisivo, della serie PTU per tornare sul grande schermo e con un cast d’eccellenza. Si immagina anche, al loro fianco, un Anthony Wong che sbadiglia guardandosi con un occhio solo mentre recita a mezzo servizio.
Punished
, però, non è un tentativo fallito: al contrario ha dalla sua ritmo, storia e un certo savoir faire registico. Gli manca la personalità, problema ormai noto con Law, che abdica definitivamente da qualsivoglia ambizione autoriale e punta dritto all’artigianato di qualità con una storia di vendetta e perdizione, di violenza che trasforma il cinismo in odio, quindi in catarsi. Un percorso travagliato che distrugge le vite di un imprenditore senza scrupoli e della sua famiglia, a partire dalla figlia ribelle che forse è stata rapita o forse sta prendendosi gioco di lui per intascare il finto riscatto. Ma anche le vite di chi li circonda, in primis quella della fedele guardia del corpo del padre della rapita, un uomo duro e privato dei suoi affetti cui rimane solo, come un labrador ostinato, la fedeltà verso il padrone.

Funzionano bene le scene d’azione, limate con il contagocce, funziona bene la fotografia che cerca i colori dello spettro emotivo dei protagonisti, discretamente si insinuano musica e location urbane, meno bene gli attori un po’ in impasse, tanto che i due personaggi principali perdono alla lunga le luci di fronte a figure femminili che nel tragico sembrano annaspare con più grazia. Law Wing-cheong ha dalla sua un impianto produttivo di prim’ordine, e ci si immagina, tornando alle ipotesi iniziali, che Uncle Johnnie una mano di tanto in tanto possa averla data, un consiglio su un’inquadratura, un’idea di sceneggiatura: questo e il montaggio sincopato che fa dell’asincronia e del caos cronologico la sua forza sperimentale, non è Memento piuttosto una sua versione semplificata, elevano il prodotto sopra la media e strappano la giusta di dose di applausi nonostante un finale biecamente consolatorio. Alla prossima occasione, Law Wing-cheong, con il buon To a dare una pacca sulla spalla perché i talenti, anche quelli non proprio cristallini, è giusto incoraggiarli.

 

Hong Kong, 2011
Regia: Law Wing-cheong
Soggetto/Sceneggiatura: Fung Chi-keung, Lam Fung
Cast: Richie Ren, Anthony Wong, Janice Man, Maggie Cheung, Candy Lo

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