Return to DarkBrick è una guardia giurata in debito con un boss locale. Blondie uno scapestrato che lavora in un bar, la cui ragazza ha appena confessato di essere incinta. Ko un ufficiale di polizia accusato ingiustamente di aver ucciso il proprio compagno e aver sottratto dei soldi a un rapinatore catturato. Infine, Tuen Mun è un venditore di giocattoli (o di tutto quello che capita) che ogni mese si arrabatta a sbarcare il lunario per mantenere la moglie e la figlia piccola. I quattro non si conoscono, se non di vista, ed è proprio per questo che Brick decide di coinvolgerli in un colpo che potrebbe sottrarrli al loro destino di miseria. Il palazzo dove lavora è la sede di un centro scommesse gestito da Brother Dog, e secondo i suoi calcoli ogni fine settimana vi vengono raccolti abbastanza soldi da trarli tutti d'impiccio. Nonostante le incomprensioni iniziali (Ko mette a disposizione una pistola vera) tutto fila liscio, non fosse che gli improvvisati rapinatori si ritrovano con una cifra di molto superiore a quella paventata. Il centro scommesse è in realtà sede di qualcosa di più losco, e sulle tracce del quartetto si mette una strana coppia di killer, Mucho e Sister Ok; sono di poche parole, di metodi spicci, e sfoggiano entrambi una chioma biondo fuoco.
Ancora una volta Tony Leung Hung-wah tenta la strada del noir d'azione, avvolgento i suoi personaggi in un'atmosfera cupa e opprimente. Il film è suddiviso in due blocchi sostanzialmente antitetici; il primo è di preparazione. I singoli personaggi vengono presentati nel loro contesto (Brick evita a un ubriaco di essere picchiato da dei teppisti, Ko, ubriaco perso, salva due donne omosessuali da un quasi-linciaggio, Blondie litiga con la sua donna sull'opportunità di tenere il bambino), per poi farli lentamente venire a interagire. E' il secondo blocco, invece, quello in cui i nodi vengono al pettine e la caccia può avere inizio. Muta il punto di vista (non più quello di Brick e soci, bensì dei rapinati e offesi) e viene ingranata la marcia dell'azione. Si ha modo di vedere all'opera la cattiveria di Sister Ok (costringe Blondie a guardare mentre fa stuprare la sua ragazza), l'onore di Ko (il modo in cui aiuta Brick, sacrificandosi per lui), verso una carneficina che ha un sapore antico - c'è la ferma volontà di chiudere ogni via di fuga, intrappolare i propri personaggi in maglie cui non possano sfuggire.
Tra tutti i film del buon Hung-wah, Return to Dark è probabilmente il male minore. Gli inevitabili svarioni, le indecisioni e le spirali ondivaghe tramite cui proseguono tutti i suoi soggetti, sono ingabbiati in una struttura che perlomeno ha una parvenza di ritmo. Con un occhio (anche se non troppo attento) alla concatenazione logica degli eventi, c'è spazio per una sequenza finale nerissima e una volta tanto ispirata, anche se temo debitrice di una miriade di visioni altre. Beninteso, questo non evita al film evidenti segni di stanca e soluzioni affrettate. Con tutto l'articolato piano architettato da Brick, Mucho e Sister Ko ci mettono poco meno di un minuto a trarre le conclusioni e arrivare ai colpevoli; tenuto conto dell'attenzione con cui la guardia giurata si era scelto complici sconosciuti, Sister Ok giunge con sconcertante semplicità da una confessione all'altra, fino a risalire alla posizione di tutti.
Senza farsi troppe illusioni. Più diplomaticamente; non è un disastro completo (anche se poco ci manca).

Hong Kong, 2000
Regia: Tony Leung Hung-wah
Soggetto / Sceneggiatura: Tony Leung Hung-wah
Cast: Anthony Wong, Michael Tse, Eric Mo, Ken Wong, Blacky Ko

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