Royal TrampEnnesima collaborazione tra Wong Jing e Stephen Chiau, il monumentale progetto Royal Tramp, diviso in due parti, non nasconde le sue grandi ambizioni. Subito in tavola tutte le carte buone: giocare con il wuxiapian e sfruttare i tratti comuni del genere per costruire una farsa scatenata a base di eunuchi, imperatori e spadaccini volanti. Lo sforzo produttivo è stato ripagato al box office. La ricchezza del budget permette di spendere: da sottolineare la cura per i particolari, che si traduce in uno sfoggio sfarzoso di costumi e scenografie. Dietro le quinte, una sceneggiatura non sempre all'altezza ma tutto sommato funzionale. Non manca il contrasto tra scene di fascino regale e momenti di cattivo gusto (le continue allusioni alle evirazioni subìte dagli eunuchi di corte) tipico di Wong.
Stephen Chiau è Wei Shao Bao, un maneggione buono a nulla che per caso riesce ad entrare a far parte di una setta anti-imperialista. Inviato nel palazzo imperiale per rubare un prezioso libro, ed evitata miracolosamente la perdita del suo bene più caro, Wei riesce a farsi passare per eunuco. Contro la dinastia Ching trama anche un potente condottiero, Ao-bye, e come se non bastasse un alone di mistero avvolge la figura della Regina Madre. Ottenuta fortunosamente la fiducia dell'Imperatore, al quale seduce anche la sorella, il finto eunuco inizia una vorticosa scalata al potere che, tra corruzione e incarichi complicati, non gli impedisce di cacciarsi continuamente nei guai. Nella seconda parte Wei torna a corte, sempre più ricco e sempre più imbelle, attorniato da uno stuolo di belle donne sedotte con l'astuzia e con l'aiuto della fortuna. La minaccia pressante è costituita stavolta da un potente generale che dapprima si allea con la setta del Drago, per poi passare, dopo aver subìto una serie di oltraggi, tra cui l'evirazione del figlio, all'attacco in solitaria contro l'Impero. Nel confuso finale Wei affronta il braccio destro del generale, un uomo pericoloso che è riuscito ad ottenere le confidenze dell'Imperatore.
L'apertura (parodia della parodia: prende in giro un famoso spot locale) mostra subito il principale dilemma della pellicola, l'indecisione tra un registro spudoratamente comico e l'eleganza formale della messa in scena. L'ironia è in certi momenti difficile da cogliere, più inattesa che sottile. Le coreografie di Ching Siu-tung sono sempre maestose e si prestano anche al gioco comico (le spudorate iperboli cinetiche e di violenza). Il paradosso prevede un Chiau più controllato del solito, quasi intrappolato nel meccanismo troppo preciso, senza libertà di improvvisare. Il resto del cast reagisce bene (al solo Ng Man Tat alla fine viene concesso uno sprazzo di istrionica follia pagato a caroRoyal Tramp 2 prezzo) e senza nascondersi troppo riesce a fornire una buona prova grazie ad una recitazione consapevole della propria posizione nel contesto generale. Grande intelligenza dietro alla scelta del cast all star - Cheung Man, Brigitte Lin, Tsui Kam-kong, Nat Chan, Chingmy Yau, Michelle Reis, Damian Lau - che rende più efficace processo di riconoscimento, parodia e smitizzazione dei volti chiave del genere. Con maggiore sintesi, l'opera avrebbe guadagnato nella soluzione dell'unica visione: il chiaro rimando al seguito è l'inevitabile mossa commerciale (e non artistica), che ha permesso al furbo Wong Jing di ottenere con poco più dello stesso materiale un incasso raddoppiato. Qualche aggiustamento di rotta nella seconda metà permette di riproporre la medesima storia pasticciata e caciarona (con diverse sfumature a completare il quadro parodico, come il transgendering), leggermente migliorata, e con un Chiau più libero di agire.

Royal Tramp
Hong Kong, 1992
Regia: Wong Jing
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Jing
Cast: Stephen Chiau, Ng Man Tat, Chingmy Yau, Damian Lau, Tsui Kam-kong

Royal Tramp 2
Hong Kong, 1992
Regia: Wong Jing
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Jing
Cast: Stephen Chiau, Brigitte Lin, Chingmy Yau, Damian Lau, Michelle Reis

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