Salon BeautyCosa vogliono le donne? Salon Beauty prova a dare una risposta plausibile, indagando nei meandri della psiche (e della libido) di quattro bellissime amiche legate a un salone di bellezza. La matura proprietaria è attratta da due uomini, ma non trova il coraggio di rendere manifesta la sua passione. La receptionist, lesbica, cerca in una cubista incontrata in discoteca la sua metà ideale. Una cliente assidua sogna che il prestante parrucchiere la stupri, ma scoprirà nel peggiore dei modi come certe fantasie siano malsane. Infine un'altra cliente, ex fidanzata di uno degli impiegati del centro, con una fissa per gli uomini stagionati. Senza troppi moralismi o peli sulla lingua, sulla falsariga di tanti altri esempi di pellicole che hanno per protagoniste le donne che parlano di sesso, il film di Sherman Wong è più osé sulla carta che su grande schermo. Il che, per fortuna, evita particolari volgarità, ma non la patina ingombrante che il pretestuoso espediente in atto possegga meno efficacia narrativa di una qualsiasi puntata di Sex and the City.
Girato in digitale e poi gonfiato su pellicola, finanziato e prodotto in fretta per sfruttare il ripensamento dell'affascinante Ellen Chang, protagonista di alcuni Cat. III forti, ritiratasi anzitempo - pare controvoglia - e pronta a rientrare sul set, Salon Beauty si concentra su un unico personaggio, sfruttandone le conoscenze e ammiccando malizioso al pubblico, cui poi concede poco o nulla. Niente sesso, niente nudità - il che non è necessariamente un male -, ma niente sostanza e solamente tante ipotesi senza risposta. Trasgressivo ritratto dell'universo femminile non più giovanissimo, il lavoro di Wong finisce per essere sterile riproposizione di stereotipi più maschili che femminili (con l'unica concessione dell'hair stylist imbelle che finisce letteralmente al guinzaglio) e si fa portatore di un bigottismo - tutti sperano che la lesbica rientri nei binari dell'eterosessualità e praticamente tutte le storie tormentate si chiudono con prevedibili finali lieti - che stona. Qualche guizzo di una regia (pro)positiva è inatteso, soprattutto nelle deviazioni oniriche, quando le protagoniste pensano ad alta voce, esplicitando ambizioni e fantasie erotiche. Con invenzioni ed espedienti del mestiere il direttore tiene viva l'attenzione ben oltre il primo tempo, poi il giochino gli si ritorce contro e palesa incongruenze e scempiaggini sceneggiative. Le troppe chiacchiere da bar finiscono per lasciare il posto alla noia. La colonna sonora a base di sax e ritmi soft raggiunge livelli di squallore da porno di periferia.

Hong Kong, 2002
Regia: Sherman Wong
Soggetto / Sceneggiatura: 
Cast: Ellen Chan, Sherming Yiu, Catherine Hung, Chai Chi Yiu, Chan Ping

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