Sara

Fuggita di casa ancora minorenne, dopo essere stata oggetto di abusi sessuali da parte del patrigno, Sara rimane un'anima inquieta, in cerca di un'identità. L'incontro con Kam Ho-yin le permetterà di proseguire negli studi, anche se in cambio dovrà vendere il suo corpo. Anni dopo Sara diventa giornalista e la sua attenzione si concentra su casi di sfruttamento sessuale: quando in Thailandia incontra la giovane Dok-my, schiava del sesso, decide di toglierla dalla strada con ogni mezzo.

Il cinema di Herman Yau è il cinema della semplicità, della quotidianità, dei reietti di Hong Kong che nessuno racconta: le prostitute di Whispers and Moans e True Women for Sale, così come l'abominevole macellaio omicida di The Untold Story.

C'è sempre spazio per un punto di vista altro, per un angolo insolito da cui osservare la realtà, per provare a comprenderne le ragioni. In questo senso Sara non fa eccezione, ponendo molteplici dubbi etici e scegliendo spesso di camminare sul crinale del non filmabile e del riprovevole. Ma quello che un tempo era uno shock rigenerante, un tuffo nel buio che annullava le certezze, oggi - complice forse una malcelata e mal riposta ambizione autoriale - si traduce in disarmante ostentazione di episodi scabrosi sotto le sembianze di un prodotto visivamente al più televisivo.

La povertà di mezzi, unita alla inadeguatezza nel gestirli, porta a contrasti narrativi che sono fonte di ulteriore imbarazzo: Charlene Choi attraversa 15 anni di vita cambiando solo la propria acconciatura, mentre Simon Yam nell'ultima scena mostra i segni dell'invecchiamento e della malattia con un trucco che sembra appartenere agli zombi di Lucio Fulci. Ma è nella sceneggiatura di Erica Li che si consuma la reale tragedia di Sara: l'intreccio viene scomposto e ricomposto allo scopo di parallelizzare due differenti fasi della vita della protagonista ed evidenziarne così affinità e divergenze, ma la sostanziale mancanza di raccordi narrativi che giustifichino la scelta finisce per generare confusione e palesare le incongruenze stilistiche e di contenuto. Lo sforzo profuso da Charlene Choi - ex divetta pop del duo Twins ancora in cerca di un ruolo che la consacri come attrice - che si mette in gioco in sequenze audaci offuscando il candore della sua immagine, è encomiabile ma insufficiente, se non controproducente, per produrre un cambiamento nella sua carriera.

Il pubblico di Hong Kong tuttavia, forse mosso da curiosità, forse dalla necessità di un film hongkonghese al cento per cento nel mare magnum di blockbuster cinesi, ha apprezzato, regalando a Sara un sorprendente successo al botteghino.

Hong Kong, 2015
Regia: Herman Yau.
Soggetto/Sceneggiatura: Erica Li.
Cast: Charlene Choi, Simon Yam, Ryan Lau, Pauline Suen.


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