33D Invader 3Un’avvenente fanciulla, catapultata dal futuro, che si chiama… Future! No, non è un film di Luigi Cozzi, ma l’ultima fatica di Chin Man Kei, cui già si devono Sex and Zen II e i Sex & Chopsticks. Che poi il futuro in questione sia il 2046 non deve dare adito a speculazioni geopolitiche. La data serve solamente come assist per citare Wong Kar-wai nel continuo divertissement su se stesso di rimandi cinematografici, tipico del cinema di Hong Kong.

C’è il tormentone su Stephen Chow di cui uno dei protagonisti sembra un sosia; c’è un richiamo a Louis Koo come modello di abbronzatura; c’è un doveroso riferimento a Sex and Zen. E c’è il giochino di riconoscere gli attori come tali. Avviene con l’attore porno giapponese Katō Taka che interpreta l’alieno cattivo (stessa cosa che succede tra Rocco Siffredi e Massimo Ceccherini in Matrimonio a Parigi, che coincidenza!). Tutto questo rientra nel mettere a nudo (in questo caso metaforicamente) il meccanismo di finzione. Del resto il film contiene anche la parodia di se stesso nel momento in cui i ragazzi si travestono da alieni, con degli iPad a mo’ di perizoma, adducendo un pretesto fantascientifico per fare sesso, anticipando lo sviluppo narrativo successivo. E alla fine uno dei personaggi dirà: «Saremo stroncati dai critici cinematografici se usiamo un tale plot». Prese in prestito situazioni da tanti film tra cui Terminator, da cui l’assunto che le macchine del tempo non fanno passare i vestiti lasciando i viaggiatori come mamma li ha fatti, costretti a rubare indumenti altrui. Cosa che dovrebbe far rifare tutti i film sui viaggi temporali, per non dire del teletrasporto di Star Trek. Ma il plot di The 33D Invader presenta non pochi punti in comune con un classico della Golden Age of Porn, per la precisione Sex Crime: 2084 (1987) di Chuck Vincent. Ancora un caso?

33D Invader 1Gli ingredienti del film sono essenzialmente due. Scene di erotismo patinato, con sottofondo di sax, che culminano nell’amplesso finale, quello peraltro risolutivo della salvezza del futuro del pianeta, girato con effetto flou abbagliante. E situazioni di cattivissimo gusto, peni strappati o annodati, fellatio in classe, profusioni di crema e sperma. Si tratta di trash consapevole e compiaciuto e il regista riesce a raggiungere vette di kitsch notevoli, come quando mette un grande poster di Paperino sullo sfondo della scena di sesso tra una ragazza e l’aliena che si rivela ermafrodita. O come il far indossare la t-shirt di Futurama a uno dei personaggi. O come quando la fuoriuscita e gli schizzi di sangue alieno, conseguenti alla loro uccisione, palesemente fatti in computer grafica, lasciano chiazze sullo schermo come se avessero imbrattato il vetro della macchina da presa. Il titolo The 33D Invader potrebbe far pensare a nuovi progressi, all’ennesima potenza, della tecnologia tridimensionale, anche a seguito del grande successo riscosso da Sex and Zen 3D: Extreme Ecstasy. In realtà la traduzione, consultando le apposite tabelle di conversione tra vari sistemi di misura, recita “L’invasore con la sesta di reggiseno”.

 

Hong Kong, 2011
Regia: Chin Man-kei.
Soggetto/Sceneggiatura: Sean Chan.
Cast: Macy Wu, Chen Jyun-Yan, Akiho Yoshizawa, Taka Kato.

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