The Blood RulesL'esordio come regista di Marco Mak poteva anche non essere atteso, ma certo suscita una qualche curiosità. Mak è infatti uno dei montatori più quotati dell'intera penisola, avendo contribuito al successo delle pellicole di personaggi come Tsui Hark, Ching Siu-Tung o Ringo Lam - solo per citare quelli con cui ha collaborato più assiduamente. Trovarlo finalmente solo davanti alla macchina da presa è quindi una soluzione inedita ma ricca di prospettive.
Mike, Jean, Q e Shoot sono un gruppo specializzato in rapine ed assassinii al servizio del vecchio zio Lam. Il problema è che non sembrano troppo affiatati. Shoot è infatti innamorato di Jean, che però è invaghita del capo, Mike, purtroppo già sposato e con un figlio. Come se non bastasse, Q è fidanzato con una ragazza piuttosto intraprendente che riesce sempre a farlo mettere nei guai. Il loro ultimo colpo è andato bene, ma il prossimo?
La trama non è certo il punto di forza della pellicola - su questo non ci piove. Eppure questo non va stranamente a svantaggio del risultato ultimo. La semplicità del plot è anzi l'occasione per intramare una storia di triadi piuttosto classica con uno stile secco e geometrico, fatto di rallentamenti e continue accelerazioni. Per tutte valga la sequenza iniziale. Con un montaggio veloce e primi piani alternati a totali, Mak ci presenta i diversi personaggi che preparano l'azione all'interno di un lussuoso albergo. Prendendosi il giusto tempo, e dando spazio ai minimi gesti, la fase iniziale - lunga qualche minuto - si conclude con una sparatoria forsennata che non dura più di una ventina di secondi. Il metodo è utilizzato nel proseguio (naturalmente sfruttando diramazioni più complesse) con esiti decisamente convincenti.
The Blood Rules è quindi un prodotto semplice, che non pretende di raggiungere il rango di capolavoro, ma curato nei minimi dettagli e ben strutturato. Si pensi alla costruzione dei personaggi. Non particolarmente complessi, se si vuole persino stereotipati: ciononostante al regista e agli sceneggiatori bastano pochi tratti per renderli vivi, sfaccettati, non banali. Ad esempio il personaggio di Lam Suet (bravo caratterista presente in tutti i migliori film targati Milkyway), Shoot, rivela tutta la sua umanità nell'amore non corrisposto per Jean, trovando conforto nella sua unica passione, i pesci tropicali. Come copertura ha infatti un'acquario. In questo modo si arriva a una delle scene più toccanti del film, quando, accogliendo in negozio un bambinetto grassottello a cui è morto il pesciolino, Shoot gli permette di sostituirlo e intanto gli chiede innocentemente un consiglio su come dovrebbe comportarsi con Jean. Piccole sfumature in grado di elevare la pellicola oltre la piatta banalità imperante. Se a questo si aggiungono scene d'azione finalmente coinvolgenti, si vede come è difficile passare The Blood Rules sotto il silenzio dell'anonimato.
Poi certo, come sempre in casi del genere, ci sono luci ed ombre. Non tutto è perfetto e qualche ingranaggio del meccanismo sembra incepparsi in vista della fine. Ma sono pignolerie tutto sommato inconsistenti che non minano la solidità della struttura nel suo complesso.
La speranza è che Marco Mak possa dunque proseguire su questa strada, augurandosi che l'incidente di percorso a nome Love Correction sia solo una sbandata momentanea.

Hong Kong, 2000
Regia: Marco Mak
Soggetto / Sceneggiatura: James Yuen, Andy Law
Cast: Michael Wong, Suki Kwan, Jackie Lui, Lam Suet, Wong Tin-lam

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.