the ClubThe Club è l'esordio cinematografico di Kirk Wong, giovane cineasta con alle spalle solo qualche esperienza televisiva, ed è un importante tassello nel complesso mosaico della prima New Wave. Le caratteristiche del pensiero di Wong, le tematiche e lo stile implicitamente autoriali, sono già tutte ben espresse, anche se in una forma non del tutto coordinata. Spiccano l'attenzione alla violenza e agli ambienti metropolitani, alla malavita e ai codici che ne regolano l'andamento, ad uno stile documentaristico che fotografa con occhio cinico e distante le scene narrate. Il realismo di fondo implica scelte ben precise, anzitutto un cast che abbia il fisico adatto per interpretare la peggiore teppa sulla piazza. Azzardando ancora di più, la scelta di Chan Wai-man - ex pugile e ex affiliato delle triadi - appare sintomatica, unica possibile soluzione: la performance dell'attore è infatti un misto di onnipotenza macho e di charme criminale, senza eguali. La forza della pellicola sta proprio nel distacco con cui illumina e racconta le gesta di due famiglie rivali e dei conseguenti scontri che ruotano attorno al night club Copacabana.
Basandosi su una sceneggiatura poco più che accennata, Wong cerca di orchestrare le scene d'azione quasi volesse raggiungere un compromesso tra esigenze di modernità e aggiornamento dei valori tradizionali. I duellanti usano solo armi bianche e il loro codice d'onore è mutuato direttamente dai film di arti marziali, con la predominanza del senso dell'appartenenza al clan e della brutalità del tradimento. L'analisi del mondo sotterraneo di una Hong Kong più cupa del nero è spietata: prostitute, aggressioni, omicidi, tutto è lecito, tutto è possibile, e non si vede un solo poliziotto nell'intero corso dell'opera. Che sia sfiducia è un altro conto, quello che conta è che i panni sporchi si lavano in famiglia: agli autori preme sottolineare la vita interna della triade, non i suoi legami con il mondo esterno. E non per niente il film è girato principalmente in interni - i night club, i palazzi dove alloggiano i protagonisti, un albergo - e anche quando le scene sono ambientate in strada, la macchina da presa è avvolta dall'oscurità, limite invalicabile a costituire una recinzione in grado di delineare l'ambiente e chiuderlo su se stesso. Kirk Wong gioca molto sulla promiscuità delle inquadrature, e non fa altrettanto con i caratteri dei suoi personaggi, che costruisce in maniera approssimativa ma sempre ben definita. Da un lato gli idealisti, nell'angolo opposto una serie di personaggi abbietti disposti a passare sopra qualsiasi cosa pur di accrescere il proprio potere. Lo sguardo - e il suo inevitabile giudizio - ne esce provato, confuso e senza riferimenti cui appigliarsi.

Hong Kong, 1981
Regia: Kirk Wong
Soggetto / Sceneggiatura: Tan Tin Nam
Cast: Chan Wai Man, Norman Chu, Kent Cheng, Fong Yau, Phillip Ko

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