The Eternal Evil of AsiaAppena ritornati dalla Thailandia, dove hanno ucciso per sbaglio la sorella di un potente stregone, quattro amici devono fare i conti con la vendetta dell'uomo, che ha intenzione di eliminarli tutti e di possedere, per ripicca, la bella fidanzata di uno di loro. Chiamatelo come volete - guilty pleasure, porcheria, immondizia kitsch, cult movie, trashata, follia erotica -, The Eternal Evil of Asia è un curioso esempio di exploitation autoctona ai limiti del mainstream. Un Cat. III patinato che sfocia nell'horror spiritico tradizionale - da cui l'idea del Sud Est asiatico come esotico e ancestrale covo di superstizioni - e che ha alle spalle un discreto budget e maestranze migliori dell'ordinario. Il regista Chin Man Kei, specializzato in bassezze (Sex and Zen II, tanto per rimanere su lidi non troppo distanti), dà fondo al suo repertorio di trucchi e dietro la camera insegue in lungo e in largo le grazie della disponibile Ellen Chan (costretta nel finale a un delirante, irriverente - e forse proprio perciò geniale - amplesso a distanza). Aiutato soprattutto da un eccellente montaggio, lucido e sartoriale, che sfronda i tempi morti e scandisce con competenza i momenti clou della pellicola, siano essi grotteschi, di vera tensione o erotici. Laddove l'esecuzione dona ritmo, l'umorismo spicciolo, (a voler essere generosi) grossolano (e fortemente scatologico, per non dire molto volgare: produce Wong Jing, non è un caso) toglie vitalità alla pellicola, creando un curioso contrasto con la precisione formale e la cura estetica, insolite per un prodotto del genere senza grandi velleità al di fuori del nudo a pié sospinto e della demenzialità da bar. Meglio del previsto il cast di specialisti (il protagonista Chan Kwok-bong, il cattivissimo Ben Ng e le starlette Ellen Chan e Lily Chung), con un paio di guest star sfruttate degnamente (Julie Lee che ripropone il sesso volante di Chinese Torture Chamber Story; Yuen King-tan che come in un paio di Raped by an Angel suggerisce suggestivi artifizi preliminari), anche se mette tristezza vedere Tsui Kam-kong costretto prima a mascherarsi da fallo e subito dopo da puntaspilli indemoniato. Solo l'orribile sottofondo jazzato, inesorabile colonna sonora delle scene calde, non è all'altezza delle digressioni volutamente contradditorie; al contrario degli omicidi divertenti (un padre di famiglia impalato su un neon che ovviamente non si spegne neanche quando l'uomo si ripresenta come fantasma; uno dei quattro amici costretto dai morsi della fame ad autofagocitarsi) e dell'intro propedeutico che ammonisce lo spettatore a comportarsi come si deve in presenza di fantasmi. Il discreto impatto commerciale garantisce un seguito improprio, degno compare, Devil's Woman, con Ben Ng nello stesso identico ruolo.

Hong Kong, 1995
Regia: Chin Man Kei
Soggetto / Sceneggiatura: Chin Man Kei
Cast: Chan Kwok-bong, Ellen Chan, Ben Ng, Tsui Kam-kong, Lily Chung

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