The Forbidden PastÈ la notte di Natale: un uomo entra in un night club semi vuoto e viene colpito dalla bellezza di una delle intrattenitrici, con la quale passa il resto della serata, bevendo e chiacchierando nel più amabile dei modi. A fine serata fa per tornare a casa, ma la donna gli chiede un favore, gli chiede di andare con lei. L'uomo infatti assomiglia moltissimo ad una persona del suo passato, e a casa c'è un bambino che non ha mai visto suo padre...
Mélo apparentemente minore, The Forbidden Past è completamente pervaso da una lucida follia visionaria che confonde le carte tra realtà, ricordi, e sogni, distorcendo sia la percezione dei personaggi sia quella dello spettatore, che da subito cade nella dolcissima trappola affabulatoria di Chor Yuen e non ne esce se non alla fine del film, frastornato, incantato, totalmente perso e confuso, dimentico della vita fuori dallo schermo. Il tono di tutto questo film è immacolatamente limpido e scevro da cattiveria, sebbene la storia rappresentata sia piuttosto miserabile, coinvolgendo differenze fra classi sociali e obblighi verso la famiglia tradizionale, abbandoni a cui non si può porre rimedio e amore silenziosamente negato e frustrato a oltranza, ammantando i personaggi di equilibrio di cartapesta, di una forza ad andare avanti flebile e smorzata, iridata di mite pazzia.
Molto simile, per la struttura in cui si muove il doppio dolente, qui maschile, al magnifico Winter Love, con il quale ha in comune la desolazione natalizia ma anche lo scorcio di strada nella quale Cheng Lee abita e nella quale questo uomo, così somigliante a quello che sembra essere stato inghiottito dal nulla di altri destini, viene condotto con un evocativo viaggio in taxi (il trascorrere del tempo non ha tempo nei film di Chor Yuen: cinque minuti durano un'eternità, un giorno dura pochi secondi...), The Forbidden Past si salva dall'arcigna crudezza di ciò che inscena grazie a un alone di fiaba che veste tutte le cose e tutti i personaggi: si va dallo strano tipo, saggio e avventato nelle verità dei suoi discorsi, incontrato nella irreale casetta nel bosco che, come spesso in Chor Yuen, compare nella prima mezz'ora di film ad ospitare il miraggio dei sogni incosci e passionali dei protagonisti e il conseguente inizio della lotta perdente per mantenere questi sogni vivi; e si arriva fino alla madre di Ling Yun, evidentissima strega cattiva, oppure fino al discorso che Ling Yun fa al bambino prima di lasciarlo, discorso completamente inadatto a un bambino piccolo, ma poetico e, appunto, fiabesco e definitivo. Per non parlare degli slittamenti di strati di verità, le frane sottili, impercettibili e irrisolvibili, da diventarci matti, di quelle piccole frazioni di secondo riempite da uno sguardo fuggevole o da una lacrima e una parola di troppo, che destabilizzano tutto quello con cui chi guarda aveva cercato di convincersi, come i personaggi, fino a quel momento. The Forbidden Past è un abisso meraviglioso nell'inconscio del mélo, negli strappi del destino e del tempo, inconsistenti e lo stesso vitali e paurosamente belli.

Hong Kong, 1979
Regia: Chor Yuen
Soggetto / Sceneggiatura: Chun Yue
Cast: Cheng Lee, Ling Yun, Chung Wa, Si Wai, Lau Wai Ling

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