The H.K. TriadLa fine degli anni novanta ha inverosimilmente costituito un periodo di grazia per Clarence Ford: nel 1998 è un piccolo noir come Cheap Killers a rilanciare il regista tra gli autori di polizieschi a basso costo ma personali, l'anno seguente è la volta di un altro gioiello tuttora da scoprire, The H.K. Triad. Con il quale gli artefici - Ford e il suo mentore Wong Jing, che firma soggetto e sceneggiatura e produce il tutto - si allontanano, in controtendenza, dai modelli del momento per guardare al passato, a Johnny Mak e alle sue produzioni a cavallo tra anni '80 e '90, quando impazzavano l'hardboiled e i big timers.
Tutto comincia con il più tipico dei flashback, con il vecchio capobanda Ho che riporta alla memoria di un'illustre platea - tutti poliziotti giovani, che neanche sanno cosa siano le triadi - le sue gesta. Al proprio fianco, nei ricordi, c'è il migliore amico Lok, tutore dell'ordine per necessità, tormentato per vocazione, a partire dal momento in cui, timido e impacciato, si innamora di una bella ragazza selvaggia, Fei, che in realtà sembra più interessata a Ho che a lui. Complice la sorella biscazziera del super boss Bo, destinata a diventare sua moglie, Ho inizia a scalare i vertici del mondo sotterraneo: la contemporanea e non casuale scalata di Lok nei ranghi della polizia forma una coppia destinata a governare il sottobosco criminale per almeno dieci anni. Fino all'arrivo dell'ICAC e all'inevitabile cambio generazionale.
A Ford non interessa soltanto intrattenere con sangue (in abbondanza e in primissimo piano), violenza, sensualità insisitita e sparatorie mozzafiato. Il suo approccio è da psicanalista che conosce bene la materia e non ha timore di rimettersi in gioco per studiare un nuovo approccio a situazioni e temi cari: preferisce sincronizzarsi sui personaggi rispetto alle situazioni, piuttosto stereotipate, per merito, neanche a dirlo, del lavoro di due dei migliori attori del periodo, Lau Ching-wan e Francis Ng. Meglio addirittura il secondo del primo, con la regia che dà spago a entrambi, li incita ad esagerare e infine getta loro un'esca irresistibile per dare inizio alla tensione, il corpo e l'anima della splendida Athena Chu, anche lei mai così convincente.
Ford rinuncia in parte al suo stile: niente svolazzi della fotografia, né virtuosismi della camera privi di senso pratico (molto valida in compenso la ricostruzione di costumi e location del passato). Con grande coraggio, cambiando in corsa, Ford si appropria di un raccolto che probabilmente non gli appartiene del tutto, citando non solo Johnny Mak, ma anche Ringo Lam e Kirk Wong, oltre a un omicidio che riprende il celebre piano sequenza di Detour.

Hong Kong, 1999
Regia: Clarence Ford
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Jing
Cast: Lau Ching-wan, Francis Ng, Athena Chu, Diana Pang, Lee Siu-kei

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