The Inspector Wears SkirtsDopo un'azione pericolosa risolta brillantemente, la poliziotta Wu si vede affidata una squadra di sole donne da addestrare per i momenti critici. Nel campo le reclute, scelte tra le migliori agenti a disposizione dei vari corpi, devono condividere gioie e dolori con i corrispettivi maschili, che prima cercano di pavoneggiarsi e poi di flirtare con le belle colleghe. Aiutata da un'amica che lavora con l'Interpol, la capo squadra riesce a forgiare un plotone di perfette soldatesse, intelligenti e abili nell'ars pugnandi, tanto da convincere i vertici della polizia a schierarle al fianco degli uomini in una difficile operazione antifurto.
Un'industria che non si ferma mai e che, a caccia di idee fresche da sfruttare, continua a riciclare se stessa e i prodotti di altre cinematografie straniere, arriva, come in questo caso, a ibridazioni azzardate. The Inspector Wears Skirts è infatti al tempo stesso plagio, seguito, omaggio, remake e parodia: di un filone, delle cosiddette women with guns (Royal Warriors, Yes, Madam), di blockbuster americani come Scuola di polizia e Ufficiale e gentiluomo e, per spirito di collaborazione (al femminile), di un'operazione come la serie di Sammo Hung sulle lucky stars (cominciata con Winners and Sinners). La ragione è dalla parte dei produttori, visto che, a fronte di scelte a tavolino oculate, il film è rimasto tre mesi in cartellone e ha generato altri tre seguiti (senza contare le filiazioni non ufficiali). La Golden Harvest in generale, e Jackie Chan in particolare - il vero artefice del progetto -, dimostrano fiuto nella composizione di un cast di stelle (o future tali) e nel contorno d'azione di primissimo livello (merito proprio della Jackie Chan Stuntmen Association, i cui membri si prestano per comparsate). Il film di Wellson Chin, alla seconda firma (farà strada al box office con altre opere di questo tipo e con una sfilza di horror comici superstiziosi), dosa senza esagerare momenti di tensione, coreografati in maniera superba, e alleggerimenti ironici che pur non essendo demenziali fanno (sor)ridere. Tra le protagoniste un paio di stelle del poliziesco prima maniera (Sibelle Hu, l'ex diva degli Shaw Kara Hui, l'occidentale Cynthia Rothrock), diverse starlettes che sanno mettere in mostra viso e corpo (Ellen Chan, più avanti celebre per i ruoli osé in alcuni Cat. III, Ann Bridgewater) e l'unica vera primadonna comica, Sandra Ng, bruttina (cosa che le viene fatta notare a ogni tentativo di approccio, che puntualmente finisce in lacrime o a cazzotti) ma spiritosa quanto serve per non annoiare le platee. Per lo più maschili, si immagina (e familiari, vista l'ampia portata del concetto di base): il copione liberale - ma a tratti sessista - non lesina stoccate ad entrambi i sessi, quello debole e quello forte, e il finale accelerato non soddisfa le curiosità - meno testosteroniche - di chi vorrebbe sapere come vanno a finire tresche, filarini e intrecci amorosi inevitabilmente sbocciati, insieme a equivoci e ripicche, tra i commilitoni forzati.

Hong Kong, 1988
Regia: Wellson Chin
Soggetto / Sceneggiatura: Cheng Kam-fu
Cast: Sibelle Hu, Cynthia Rothrock, Sandra Ng, Ann Bridgewater, Kara Hui

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