The Legendary "Tai Fei"Paragonato alla gerarchia delle triadi, da cui prende spunto, The Legendary "Tai Fei" non è che un pesce piccolo, l'ultimo gradino, il più basso, della scala dei valori. La serie Young and Dangerous ha lanciato un trend di successo ma, occorre dirlo, ha creato una serie di imitazioni spurie deprecabili: il film di Kant Leung è esempio perfetto di come sia facile cadere nel banale assommando in un unico lavoro tutti i difetti di un meta-genere in via di estinzione. Spin-off ufficiale della saga principale, prodotto dai soliti Wong Jing e Lee Siu-kei, il film è un guazzabuglio pasticciato di clichés. Ridicolo è soprattutto il budget, prossimo allo zero assoluto, che costringe la produzione a inventarsi location a basso costo e attori improvvisati. Non tanto Anthony Wong e Teresa Mak, quanto il vero protagonista della pellicola, Lam Chi Sin, ragazzo di strada lanciato da Stephen Chiau ma poi abbandonato a se stesso.
E' l'ennesima storia di onore e vendetta che vede contrapposte due bande rivali, quella positiva - gli Hung Hing - contraria allo spaccio di stupefacenti nel proprio distretto, e quella negativa - i Tung Sing - che invece da questa attività ricava i maggiori proventi. Fei è il boss della prima, Shing uno scalzacani della seconda. La sorpresa è che sono padre e figlio e che non si stimano neanche un po'. L'action movie lascia allora il posto al melodramma retorico sul disagio giovanile del ragazzo, cresciuto con gli amici e con la madre che adesso sta morendo di cancro. Neanche lontanamente paragonabile a Gangs o a qualsiasi film di denuncia tardo-adolescenziale di Lawrence Ah Mon (e neppure al modesto expoloitation The Untold Story III di Herman Yau, dello stesso anno, di cui riprende gran parte del cast), The Legendary "Tai Fei" è un bolso tentativo di attualizzare le difficoltà della maturazione quando si è abbandonati a se stessi. Il problema non è lo scopo, bene o male raggiunto anche se con mezzi grossolani, quanto il mezzo stesso, che vanifica ogni sforzo di parlare alla nuova generazione. Inadeguato nella forma, statica e monotona, il film prende subito la piega peggiore, quella della spettacolarizzazione (sterile) dei contraccolpi emotivi dei protagonisti. I quali, invece di essere rinfrancati da un'attenzione superiore alla media, ne escono totalmente distrutti. Né credibili, né simpatici, né tantomeno sopportabili. Nessuno escluso. Meglio sorvolare sulla recitazione e sulla povertà di idee e di sostanza. Un solo lato positivo, o quasi: dopo aver visto questi quattro sfigatelli (tra cui il solitamente mefistofelico Samuel Leung, autore anche della colonna sonora), che si barcamenano tra problemi inesistenti e ragazze appiccicose, a nessun pischello verrebbe in mente di imitarli. Per cui niente divieto ai minori, niente violenza, niente emozioni.

Hong Kong, 1999
Regia: Kant Leung
Soggetto / Sceneggiatura: Siu Wah, Lee Siu-kei
Cast: Anthony Wong, Teresa Mak, Lai Chun, Lam Chi Sin, Law Kwan Yee

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