The MythDopo gli ultimi flop in terra yankee (The Medallion; Lo Smoking e il deludente Il giro del mondo in 80 giorni, in parte riabilitati dal divertente Due cavalieri a Londra e dal convincente ma prolisso New Police Story), Jackie torna a fare la cosa giusta: scegliere un regista degno della sua fama. Ecco che, quindi, in occasione di The Myth si ricompone il fortunato sodalizio artistico con Stanley Tong, regista-stuntman già responsabile dei successi di Police Story 3 Supercop (1992); Rumble in the Bronx (1995) e First Strike (1996). In quest’occasione mr. Tong, oltre a curare regia e coreografie (queste ultime con il prezioso ausilio di Jackie), è altresì responsabile del soggetto, a lui ispirato da una visita al mausoleo del Primo Imperatore, che mescola con abile disinvoltura sacro e profano, storia, mito e intrattenimento, strizzando un occhio a Indiana Jones (personaggio già omaggiato con successo da Chan nel dittico di Armour of God) e uno alla inesauribile vocazione mitopoietica cinese.

Il film procede su due binari narrativi paralleli, ma cronologicamente separati: Jack, archeologo di fama mondiale, è ossessionato da un sogno ricorrente, nel quale veste i panni di Meng-yi, generale della dinastia Qin, che vive una travagliata storia d’amore con la principessa Ok-soo, promessa concubina del morente imperatore. Mentre Realtà e Sogno si intrecciano in modo sempre più indissolubile e inquietante, Jackie affronta con il consueto piglio pericoli e misteri, apprendendo  nel corso di molteplici disavventure anche il segreto della levitazione e dell’immortalità...
A 51 anni compiuti, Jackie evoluisce ancora con agilità e destrezza; il suo primo incontro con l’India e le sue malie (Mallika Sherawat, fulgida perla di Bollywood) dà frutti saporiti: la sequenza in cui, braccato dalla polizia e dai seguaci del tempio di Hampi - dove ha inconsapevolmente trafugato una spada sacra -, si sottrae alle insidie... mortali di un nastro trasportatore rivestito di colla ha virtuosistici, irresistibili risvolti comici. In cabina di regia, Tong imprime al film il giusto ritmo, saldamente sospeso tra gesta eroiche e ripiegamenti sentimentali, tra battaglie cruente e realistiche (coinvolte più di 1000 comparse) e brillanti esibizioni ginnico-marziali, orchestrate con la consueta perizia artigianale. Difetto principale della pellicola, ancora una volta, il maldestro utilizzo degli effetti speciali digitali, riscattato comunque dalla buona fluidità narrativa e dalla verve atletica del protagonista, ancora, e miracolosamente, intatta.

Hong Kong, Cina, 2005
Regia: Stanley Tong
Soggetto / Sceneggiatura: Stanley Tong, Wang Hui-ling, Li Hai-shu
Cast: Jackie Chan, Kim Hee-Sun, Tony Leung Ka-fai, Yu Rong-guang, Ken Lo

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