The Rebel IntrudersA dispetto dell'indubbio status di film minore all'interno della vasta produzione di Chang Cheh, The Rebel Intruders (conosciuto anche come Killer Army nel doppiaggio inglese) ha il merito di portare con forza in luce il sotteso politico permeante buona parte dei gongfupian storici. L'architettura sceneggiativa unisce infatti il destino dei protagonisti con quello della città e, per mezzo delle centinaia di sfollati, con quello della Cina intera.
Il generale Lin, desideroso di ampliare i territori sotto la sua influenza, sta conducendo una serie di campagne nel sud del paese, contrastato dal generale Wang. Il prezzo lo pagano naturalmente i più deboli; per migliaia di persone la guerra non significa altro che l'abbandono forzato dei campi per trovare rifugio nelle città. In quella controllata dal colonnello Cheng, sottoposto di Wang, si organizzano quindi delle ronde di soldati che salvaguardino l'ordine e pattuglino le strade. A capo del progetto c'è l'ambzioso Chen: è lui a chiamare i quattro guerrieri che, con le loro truppe scelte, avranno il controllo dei quattro quartieri. Al danno si aggiunge però la beffa quando i rifugiati iniziano a subire le angherie dei soldati, che non hanno scrupoli nel rubare i pochi averi della popolazione, torturare e uccidere indiscriminatamente. All'interno di questo sistema perverso si fanno strada tre rifugiati che non possiedono altro se non la loro abilità nelle arti marziali. Wan è forzato dalla fame a rubare del cibo in una locanda; inseguito dai soldati, si rifugia in un bordello - dove trovarà lavoro come uscere. Chi, in una notte di pioggia, reagisce alla prepotenza di due soldati e si impossessa del loro ombrello; notata la sua abilità, verrà assoldato. Infine Yuen, che sta aiutando della povera gente a rubare del cibo, si mette in luce con il fratello di Chen e viene assunto come guardia in un casinò. Sarà proprio nella sala da gioco che i tre avranno modo di conoscersi, stringendo dopo una notte brava un patto d'amicizia imperitura. Le cose però si complicano quando Chen decide che è giunto il momento di cambiare fronte, di uccidere il colonnello Cheng per poter prendere il controllo della città, consegnandola nelle mani del generale Lin. I tre amici, coinvolti loro malgrado e inseguiti dagli uomini di Chen, saranno costretti a cercare una impossibile via di fuga.
Nonostante una realizzazione tecnica tutt'altro che meritoria (l'indiscutibile carenza scenografica, la sciatteria dei costumi e qualche libertà macchiettistica di troppo nei personaggi si fanno sentire), la visione risulta arricchita dal sostrato di metafore e simbolismi cari al regista. I tratti neanche troppo vagamente misogini sono sempre presenti - l'unica donna con dono di parola, una prostituta amica di Wan, finisce con il tradirli - ma stemperati dal fatto di non essere centrali. Più importanti, ancora una volta, i legami virili che il destino sa intrecciare; i veri fratelli sono quelli che si incontrano nella vita, per strada, e non quelli di nascita (l'amicizia di sangue tra Wan, Chi e Yuen contrapposta al macchiavellismo dei fratelli Chen). Fondamentale e non disgiunta dal discorso è poi l'estrazione sociale: i tre amici - appartenenti al sottoproletariato contadino - combattono sempre a mani nude, o al più con quello che gli capita a tiro (sedie, panche, coltelli), mentre i soldati sono armati di tutto punto (lance, spade, scudi). Di più, la consapevolezza di appartenere a due classi diverse, a due mondi disgiunti, è racchiusa nella frase a denti stretti che Yuen rivolge ai luogotenenti nel momento in cui le vere mire di Chen sono ormai evidenti: «Siamo stati ciechi a fidarci di voi» (e quel voi può tranquillamente essere letto come classe dirigente). La tragicità rappresentativa dei tre eroi è d'altro canto sempre più scoperta, quando Yuen, ferito, stringe il braccio di Wan: «Eravamo in tre. L'importante è che almeno uno di noi rimanga in piedi».

Hong Kong, 1980
Regia: Chang Cheh
Soggetto / Sceneggiatura: Ni Kuang, Chang Cheh
Cast: Phillip Kwok, Wong Lik, Sun Chien, Chiang Sheng, Lo Meng

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