The Saint of GamblersAbbandonato dal protetto Saint of Gamblers, ritiratosi a vita privata, Uncle Sam si reca in Cina, nel paese d'origine del nipote, dove tutti sono dotati di poteri soprannaturali, nella speranza di trovare un giocatore dalle stesse capacità. Preso sotto la sua ala protettiva l'ingenuo God Bless You, Sam lo porta a Hong Kong e, dopo averlo messo alla prova con esiti disastrosi, fa conoscenza del gambler Ray Thai, in procinto di partecipare agli imminenti campionati mondiali di gioco d'azzardo, dove vestirà i colori di Macao. God Bless You si innamora della fidanzata di Ray Tai, mentre questi, che ha accolto in casa il ragazzo e il suo agente, decide di sponsorizzarlo affinché possa rappresentare Hong Kong alla competizione.
Dopo il flop di God of Gamblers' Return sembrava che il sotto-genere a base di azione e super giocatori d'azzardo fosse vicino all'estinzione per mancanza di nuovi argomenti. Al contrario Wong Jing, astuto come una volpe, continua a battere il ferro e con questo The Saint of Gamblers (che nominalmente, stando al titolo cinese, sarebbe il seguito di All for the Winner) e il successivo God of Gambler 3 - The Early Stage rinnova il filone con ulteriori innesti di comicità demenziale. Alla rinuncia forzata di un protagonista di rilievo corrisponde l'azzardo più riuscito, che paga più dividendi del previsto: il surreale Eric Kot sostituisce in modo competente Stephen Chiau e il suo moleitau. Il cast di supporto fa fare alla pellicola un ulteriore salto di qualità: non tanto Chingmy Yau e Ng Man Tat, frenati da ruoli piuttosto convenzionali, quanto il piccolo Sik Siu Lung, dalla battuta sempre pronta e dai metodi bruschi, il simpatico Ben Lam, cattivo senza troppa convinzione e la fatalona Diana Pang, per il cui prorompente seno si sprecano addirrittura citazioni irriverenti da Mao («The foolish old man moving mountains»).
Nel caos generale la regia fa fatica a tenere sotto controllo interpreti e situazioni, spesso è alla merce delle gag improvvisate e della scatologia generale. Funziona il marasma di siparietti sopra le righe, di citazioni (compreso il wrestler messicano El Santo), anche e soprattutto auto-referenziali (e/o auto-lesionisti: il solito walzer di personalità con Wong Kar-wai), di rispescaggi massmediatici (razzisti: contro Roberto Baggio e Michael Jackson) e ripiegamenti volutamente offensivi. Nel contesto confusionario, dove i personaggi impazzano come meteore più o meno splendenti, non stonano neanche le complicate evoluzioni acrobatiche orchestrate con buon gusto dinamico dall'esperto Deon Lam, per un prodotto confezionato a dovere ma purtroppo non adeguatamente accolto da un pubblico troppo affamato di stardom e nomi altisonanti.

Hong Kong, 1995
Regia: Wong Jing
Soggetto / Sceneggiatura: Wong Jing
Cast: Eric Kot, Chingmy Yau, Ng Man Tat, Diana Pang, Ben Lam

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