The ShopaholicsUna ragazza carina dalle mani bucate, che perde la testa ogni volta che si avventura suo malgrado in un centro commerciale; uno psicologo che vorrebbe guarirla ma che a sua volta è vittima di un complesso che lo rende privo di ogni capacità decisionale; un'ex fidanzata di buona famiglia che è sì vittima dello shopping, ma di quello fatto di prodotti scadenti, occasioni d'imitazione e saldi delle pulci; un rampollo, manager a capo di una grossa società, in bilico tra lo sperpero continuo e l'avarizia totale. Quattro casi clinici i cui destini si intrecciano, complice una psicologa dai metodi a dir poco eccentrici, e che alla ricerca della giusta soluzione - nella fattispecie: il matrimonio e la conseguente felicità di coppia - impazziscono per novanta folli minuti di equivoci e demenzialità.
Fatta eccezione per la regia di Wai Ka-fai The Shopaholics è, senza girarci troppo attorno, una semplice sciocchezza. La commedia è costruita su basi fragilissime, un presunto gigante approntato per sbancare il box office del Nuovo Anno Lunare i cui i piedi d'argilla sono purtroppo evidenti, partendo dallo spunto iniziale e dal soggetto, infantili e pretestuosi. Non è tanto questione di gag fuori bersaglio, di scambi di battute fiacchi - con un'unica eccezione: il primo incontro tra Chasey e Fong-fong, a metà tra colloquio di lavoro e indagine psicanalitica - né di personaggi poco credibili, quanto più di anacronistico attaccamento ad un trattamento scritto male e senza mordente. La sceneggiatura di Wai e del fido Au Kin-yee parla di psicopatologie quotidiane come se si trattasse di merci da esporre al supermercato, mettendole alla berlina con l'ottica facilona - se non addirittura incompetente - di chi non conosce minimamente l'argomento e i suoi potenziali risvolti, drammatici (se applicati alla realtà) o comici (visto il contesto fiction che dovrebbe necessariamente portare a delle risate) che vogliano essere. Vedere attori del calbiro di Lau Ching-wan, Cecilia Cheung e Jordan Chan rincorrersi senza méta, privi di arte né parte, diventa per forza pena insostenibile, sia perché dopo le prime prevedibili schermaglie subentra la noia del déjà-vu plastificato a tavolino, sia perché - fattore che incide enormemente - la sciatteria dei toni (di produzione e di recitazione) è imbarazzante.
L'unico elemento non deprecabile, in uno spreco generale di talento e occasioni, è allora proprio, come si diceva in apertura, la briosa regia di Wai, il cui fervore spiazza, inadeguato canto del cigno di chi dopo aver azzeccato l'uppercut vincente con Fantasia vaga incerto (si tenga da conto il brutto Himalaya Singh) alla ricerca del se stesso perduto. L'eccesso di stile, di carrellate, di finezze tecniche, di movimenti di macchina porta inevitabilmente lo spettatore medio a porsi un quesito: il privilegiare la quantità giova a Wai? La qualità delle sue opere è, filmografia alla mano, inversamente proporzionale alla costanza delle uscite, volendo comprendere nel novero le co-regie a quattro mani con l'amico / socio Johnnie To, che paradossalmente al confronto sembrano pellicole importanti, personali e riuscite. Constatazione desolante, ma che The Shopaholics non riesca a reggere il passo dei vari Wu Yen, Needing You... e Yesterday Once More pare un incubo a ciel sereno, la peggiore delle premonizioni che si avvera.

Hong Kong, 2006
Regia: Wai Ka-fai
Soggetto / Sceneggiatura: Wai Ka-fai, Au Kin-yee
Cast: Lau Ching-wan, Cecilia Cheung, Jordan Chan, Ella Koon, Paula Tsui

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