The StewardessSam Leong deve avere uno strano rapporto con il Giappone, un ambiguo sentimento di curiosità/disprezzo che si rincorre per i suoi film, dall'esordio con Color of Pain, ai più recenti Maniacal Night fino a questo The Stewardess. In ogni pellicola almeno uno dei protagonisti è giapponese, a rappresentare l'elemento stonato - neanche troppo sottilmente inquietante - eppure attraente.
Ken Ma, sceneggiatore sfaccendato più a suo agio nei panni del donnaiolo da pub che dietro alla scrivania, passa le notti a cazzeggiare amabilmente, spalleggiato dall'amico di sempre George. Finirà con l'impelagarsi in una relazione più grande di lui, idealmente ammanettato a una bella hostess dal carattere autoritario, Apple, che lo costringe a stare con lei dietro il ricatto di un padre boss delle triadi - il famoso e temutissimo Dragon. Non arrendendosi e aprofittando di un viaggio lavorativo di lei, Ma mette gli occhi sulla nuova vicina di casa; Yurei è una silenziosa hostess nipponica dal volto perennemente sorridente, che parla a malapena cantonese e appare subito morbosamente interessata a lui. Premesso che Ma è tenuto sotto controllo dagli scagnozzi di Dragon, non ci vorrà molto perché il suo amore clandestino venga a galla, ma le conseguenze saranno ben più sanguigne di quanto ci si potrebbe immaginare. Centro di tutta la vicenda diviene allora Yurei, che da preda prelibata si trasforma in disinibita predatrice assetata di sangue (e guai a toccarle le scarpe!).
La parabola è tanto scoperta da rasentare il parodistico: Yurei, ovvero il Giappone, che attrae migliaia di giovani cinesi come sogno irraggiungibile, si trasforma ben presto in un incubo in grado di uccidere (= pervertire la 'cinesità'?). Da antologia, in questo senso, il sogno ad occhi aperti di Ken che, una volta conquistata carnalmente la donna, se la immagina come una rivincita della guerra sino-giapponese, con lui in uniforme che, tra areoplani di cartapesta e fragore di bombe, disprezza e ribalta la bandiera del sol nascente.
Sam Leong confeziona un thriller orrorifico risaputo; come un compito ben svolto, magari formalmente corretto e godibile, ma copiato in toto da un qualche bigino, The Stewardess manca di coraggio e di attrattiva, risultando privo di fantasia e fastidiosamente sterile. Sam Lee si arrabatta, riciclando le sue solite smorfie da perdigiorno smidollato, e anche se Kasugai Seina sembra procurarsi una paresi pur di soddisfare le esigenze di copione (un'ora e mezza con un sorriso da incubo stampato su una faccia di plastica gommosità), gli esiti sono più autoparodistici che convincenti. Che poi, a voler essere indulgenti, si possa notare una certa sapienza registica, movimenti di macchina calibrati e inquadrature non banali, con un ritmo che senza strafare non ha cedimenti, è consolante - ma non sufficiente; il problema non è questo. Il problema è che continuando a riciclare il riciclato, ad nauseam, prima o poi si raggiunge il fondo. Ammesso che non si sia già iniziato a scavare oltre.

Hong Kong, 2002
Regia: Sam Leong
Soggetto / Sceneggiatura: Sam Leong
Cast: Sam Lee, Lee San-san, Kasugai Seina, Wayne Lai, Lam Suet

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